Succede a Soverato che il presidente della squadra di calcio locale, militante nel campionato d’eccellenza calabrese, dichiari di voler ritirare la squadra dal campionato. Le spese sono tante e non riesce a sopportarle. Nella “città dello sport” (questo è stato lo slogan dell’amministrazione in campagna elettorale) si parla tanto della cosa. Scoppia anche qualche polemica. Durante una diretta su un tv locale, il presidente della società si lamenta che pochi vanno allo stadio e quasi nessuno è disposto a farsi avanti per finanziare la società. Nella città dello sport avrebbe sperato di trovare uno stadio che potesse contenere migliaia di persone. Magari, per ospitare le squadre di serie A in allenamento contro la sua squadra prima di trasferirsi a Reggio e affrontare gli amaranto. È la sua autorevolezza e il prestigio che si è conquistato negli ambienti sportivi, sembra di capire, che gli consentirebbero di far arrivare le squadre del massimo campionato nella cittadina jonica. Il sindaco della città gli risponde che per fare tutte quelle cose ci vuole del tempo e lo invita a sedersi insieme ad un tavolo per trovare una soluzione e salvare la squadra. Qualche imprenditore locale sembra disponibile ad intervenire finanziariamente. Intanto il presidente fa notare che “dà da mangiare a 25 persone” svolgendo al contempo oltre che una funzione sportiva anche una sociale. Qualche soveratese aveva creduto nella “città dello sport”. Ora scopre che per fare una città dello sport non basta uno slogan. Ci vogliono strutture, soldi, imprenditori etc. . A “La Ghirada”, il grande centro sportivo di Treviso voluto da Luciano Benetton, pochi soveratesi saranno andati. Quella è una vera città dello sport. Gli impianti sportivi abbondano e lì c’è addirittura una biblioteca dello sport. Tutto questo non è oggettivamente possibile nella cittadina jonica. Forse il Soverato ricomincerà dalla terza categoria. Speriamo di no. Comunque vadano le cose, è il momento di dire bye bye alla “città dello sport”.
Fabio Guarna