Nella sua abitazione del centro storico, parla l’uomo che si cela dietro uno pseudonimo
IL TURISMO LETTO DA ADRIANO PECCI
“Su sei alberghi tre restano chiusi dieci mesi all’anno”
SOVERATO – Mistero svelato? Abbiamo intervistato Adriano Pecci. A modo suo uno scoop stante il mistero che avvolge l’identità che si cela dietro questo pseudonimo. Ci ha ricevuto nella sua abitazione che insiste, ovviamente, nel centro storico della cittadina jonica e, avvolto in abiti curiali (una vestaglia stile cardinalizio) ha risposto, con il noto ed efficace rigore del suo linguaggio, alle nostre domande. Non ha voluto che facessimo su queste colonne il suo vero nome: possiamo limitarci a dire che per struttura fisica e baffo alla Mc-Millan (il vecchio premier conservatore britannico degli anni Sessanta), Adriano Pecci è per stile e forma un vero gentleman inglese.
Con l’avvicinarsi della stagione estiva ritorna a divampare a Soverato la vetusta “querelle” sul turismo. Se ne parla dappertutto. Lei cosa ne pensa?
È una querelle oziosa. Penso che sarebbe meglio parlare d’altro. Ritengo che bisogna smetterla di parlare di Soverato come località a vocazione turistica. Questa è solo una leggenda metropolitana che ci tramandiamo ancora da padre in figlio, come le ricette della nonna.
Il sindaco pensa il contrario.
Se ha ragione il sindaco hanno torto i fatti. I fatti sono argomenti testardi e dicono che Soverato è una città a vocazione terziaria e mercantile, non turistica. Se gli abitanti di Soverato dovessero vivere di turismo, l’unica cosa che avrebbero in abbondanza sarebbe la miseria.
Non pensa che se ci fossero più alberghi il turismo potrebbe decollare?
Sì. Se avesse le ali. A Soverato ci sono sei alberghi, con forse quattro, cinquecento posti letto. Tre restano a porte chiuse dieci mesi l’anno. Gli altri restano aperti per ospitare qualche raro cliente. Nessuno riesce a fare il “tutto esaurito” nemmeno a ferragosto.
Allora dovrebbero chiuderli?
Qualcuno ha pensato, infatti, di farlo. Per fortuna buona parte degli albergatori ha altre entrate provenienti da attività diverse. Altrimenti si troverebbero in serie difficoltà. Pensa, allora che sarebbe inutile la costruzione di altri alberghi a Soverato? Non solo inutile. Ma dannosa per la nostra città. Perché questi alberghi li si vuol far costruire in pieno centro storico con le catastrofiche conseguenze che tutti possono immaginare. Traffico caotico. Inquinamento atmosferico, acustico e quant’altro.
E se gli alberghi li costruissero sulla collina?
La cosa cambierebbe aspetto. In questo caso la città non subirebbe alcun danno. Casomai il danno potrebbero subirlo gli eventuali incauti investitori. Ma questi sono affari loro.
Cosa manca a Soverato per attirare i turisti?
Manca tutto. Quanto di bello e di buono ha Soverato lo deve alla generosità del buon Dio. Cerchiamo di non sciuparlo. Almeno questo. L’industria del tempo libero è allo stato primordiale. I nostri “turisti” sono per fortuna di modeste pretese. Qualcuno viene a trovare amici e parenti. La maggior parte sono abitanti dei paesi vicini. Scendono la mattina a fare il bagno, a mezzogiorno mangiano il panino portato da casa e la sera tornano da dove sono venuti. È un turismo che non porta alcun beneficio all’economia della città.
Ma il sindaco crede che Soverato ha qualità, risorse e capacità per aspirare a grandi cose.
È giusto che lo creda. Se non lo crede lui.Ma il sindaco farebbe anche bene a tenere in debito conto la realtà. E a me pare che non porta lontano parlare di una Soverato virtuale. Di una Soverato che non c’è.
Qualcuno sospetta che lei si oppone alla costruzione di un albergo sull’area dell’ex comac per motivi personali.
A questa domanda ho già risposto. Qui si sospetta tutto di tutti. Vogliamo continuare a coltivarla questa odiosa pratica del sospetto? E poi, in fin dei conti, se anche lo fosse, dove sarebbe lo scandalo? Questo qualcuno è proprio sicuro che al mio posto non farebbe lo stesso? Che miseria!
Le sue risposte sono state un po’ severe.
Si perché amo la mia città. E mi addolora pensare che potrebbe essere permanentemente sfigurata su una politica urbanistica affrettata e poco meditata.
E infine, perché si nasconde dietro uno pseudonimo?
Posso avvalermi del primo emendamento e perciò della facoltà di non rispondere? Pensi un po’ quanta materia di studio avranno adesso i cultori della nobile disciplina del sospetto.
Fabio Guarna, (Il Quotidiano della Calabria di martedì 20 aprile)