Intervista a Nicola Salatino candidato dell'UDEUR nel collegio di Soverato-Satriano

Nicola Salatino SOVERATO – Si sofferma su temi di politica nazionale, senza trascurare di occuparsi di problematiche che ricadono sul territorio calabrese come quelle della sanità. Si presenta con questi argomenti, pronto ad affrontare la campagna elettorale a sostegno di Torchia, il candidato dell’Udeur nel collegio di Soverato-Satriano, Nicola Salatino che nella vita esercita la professione di medico presso il nosocomio di Soverato.

Perché ha deciso di correre in questa competizione elettorale e perché a sostegno del centrosinistra?

Perché ho ritenuto di poter contribuire, con il mio impegno, al successo di una coalizione, che vede riunito, stavolta per tempo, tutto il centrosinistra in un progetto comune. Esso mira a mutare le sorti delle nostre province e della nostra regione, che rischia di essere ulteriormente emarginata dall’attuale politica antimeridionalista di questo centrodestra, proteso all’abbattimento dello stato sociale ed alla tutela delle classi e delle regioni dominanti. Il conseguente impoverimento – sempre maggiore dei ceti e delle regioni più deboli – non garantisce quella sicurezza alla quale lo Stato ci aveva abituati e l’assoluta mancanza di ogni forma di solidarietà sociale potrebbe produrre gravi effetti.

Trova, quindi, che questa fase politica stia penalizzando la nostra Regione?

Lei – non me ne voglia – usa un termine che non rende pienamente il concetto. A me viene in mente il tristemente famoso Maramaldo che uccise un uomo morto. La politica di governo del centrodestra, infatti, con la pretesa di un efficientismo che poi, nei fatti non è in grado di esprimere, sta solo creando sfasci, che spaziano dalla perdita di opportunità ai tentativi di smembramento dello Stato italiano, con conseguente impoverimento dello stesso, crescita zero, emorragia continua di posti di lavoro, arresto di sviluppo economico e lievitazione dei tributi locali. Ritengo che il secondo governo Berlusconi passerà alla storia per il triste “record” negativo dell’aumento delle povertà e per essere riuscito, ad allargare la forbice di divario fra abbienti e non abbienti.

Quindi Lei non crede alle promesse fatte oggi dal nostro Premier, sul taglio delle tasse. Che valenza avrebbero secondo Lei?

Con i tributi dei cittadini si avviano opere pubbliche, servizi e quant’altro e si finanzia inoltre il sistema sanitario nazionale. Tagliare le tasse può significare penalizzare ulteriormente i servizi offerti, l’occupazione, la sanità, la scuola, con conseguenti esborsi sempre maggiori da parte del cittadino. È pur vero che il taglio delle tasse può rappresentare un rilancio dell’economia, nel senso che ciascuno può essere messo nelle condizioni di spendere di più, con ripercussioni favorevoli sull’economia medesima e sull’occupazione ma tutto ciò quanto tempo richiederebbe? Ed a quale prezzo nell’immediato? Ed ancora gli effetti più favorevoli prevarrebbero su quelli sfavorevoli? Oppure a medio termine potrebbe conseguire la deriva e il dissesto dello Stato medesimo? La ricetta non è delle migliori, troppe incognite gravano su una politica di questo tipo, non ultimo, ulteriori gravi tributi a medio termine. Credo invece che occorra reinventare la politica del lavoro, rilanciando il settore primario e secondario della nostra economia, che rappresentano il vero polmone economico che consente di investire poi nei servizi. E ancora perseguire l’evasione, rilanciare una politica seria di redditi agganciando coerentemente il gettito individuale al reddito e salvaguardando, di conseguenza, le fasce più deboli. Salvaguardare le fasce deboli, che oramai rappresentano una buona parte della popolazione italiana, s’incrementa quella possibilità di spesa che contribuirebbe al rilancio economico.

Lei ha accennato al SSN, che ne pensa della sanità calabrese?

Credo che si sia espresso con precisa e puntuale valutazione da politico accorto qual è l’On. Agazio Loiero, quando, in un recente servizio televisivo ha affermato che mai, a memoria d’uomo, tanti guasti sono stati arrecati alla sanità calabrese. Altrettanto eloquente l’On. Livia Turco, nella sua recente visita a Catanzaro: “La sanità calabrese è la più costosa d’Italia ed è quella che offre i servizi peggiori”. La Giunta regionale in carica è riuscita in breve tempo a disperdere quanto di buono e a costo di grandi sacrifici- anche personali era stato fatto dal nostro candidato a presidente della provincia prof. Torchia, durante la sua, purtroppo breve, esperienza di assessore regionale alla sanità. Adesso si sbandierano poli di eccellenza che dovrebbero fermare i viaggi della speranza. Personalmente ritengo che il degrado sanitario sia un problema di uomini e non di strutture sanitarie e tecnologiche. Il problema principale è di gestori ed operatori sanitari. Inoltre a tali premesse ritengo che si possa fare una buona sanità anche in un ospedale da campo. Il problema si riporta in definitiva alla scelta di managers ed operatori sanitari adeguati, razionalizzando in maniera seria e responsabile le risorse sempre più esigue, investendo anche a medio e lungo termine nella ricerca e nella formazione professionale. Un’ultima considerazione in merito a questo piano regionale, esso risponde alle vecchie logiche abbellite da propaganda elettorale ed è stato aspramente criticato nel recente convegno sindacale di Lamezia Terme. È eloquente il fatto che la Calabria sia stata l’ultima regione d’Italia a dotarsi di tale strumento. Sorge infatti un interrogativo: c’erano problemi politici o semplicemente incompetenza? E quindi, non riesco a capire cosa vuol dire che finiranno i viaggi della speranza.

Perché crede nella vittoria del centrosinistra alle provinciali?

I segnali sono molteplici. In primo luogo questo ritrovato spirito di aggregazione su un programma comune appalesa la voglia unitaria di vincere, per operare un’inversione di tendenza ad una politica fatta da pochi e per pochi. Politica che si è allontanata irreversibilmente dai bisogni della gente. Ritengo quindi che queste elezioni provinciali abbiano un connotato politico aggiuntivo che si concretizza nel rifiuto della destra, dei suoi programmi e dei suoi proclami. Ciò fa parte di una controtendenza che si esprime a livello europeo iniziando dalla Spagna e via via coinvolgendo la Francia, la Germania e stando alle statistiche più aggiornate del nostro Paese. Tutto ciò può esprimersi in piccolo anche in situazioni locali a prevalente o apparente significato amministrativo.

Fabio Guarna

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