Beppe Severgnini consacrato a Bruxelles "European Journalist of the Year"

Cari amici di Soverato News, Beppe ce l’ha fatta. È il giornalista Europeo dell’anno. Alla vittoria abbiamo contribuito nel nostro piccolo tutti i lettori e ammiratori del simpatico e bravo giornalista di Via Solferino. Dunque, tanti Auguri Beppe dallo staff di Soverato News.

Di seguito la lettera di ringraziamento di Beppe pubblicata su Italians del Corriere on-line

Giornalista europeo? Il segreto sono i lettori
di Beppe Severgnini

Rubrica complicata. Martedì sera a Bruxelles mi hanno scelto come “European Journalist of the Year”, e devo spiegare com’è andata. Notate il verbo: devo. Devo per tre motivi. Motivo numero uno: perché non sono matto, e non penso d’essere il giornalista più importante dell’anno (non in Italia, figuriamoci in Europa).
Motivo numero due: perché voglio ringraziare i lettori, quegli Italians che da anni seguono questa rubrica su “Corriere.it” e, votandomi su Internet, hanno deciso di farmi un regalo (esagerato, ma molto bello). Motivo numero tre: perché nella motivazione del premio si parla della difficile situazione dei media “nell’Italia dominata da Berlusconi”. E in questi casi è bene parlar chiaro. Ho cercato di farlo a Bruxelles; vorrei rifarlo qui, adesso.
Da capo, e con ordine. “Europeans of the Year” è un’iniziativa del settimanale “European Voice” che ogni anno, con un comitato esterno, indica cinque nomi per dieci categorie: Commissario, Europarlamentare, Business Leader, Diplomatico, Giornalista eccetera. I vincitori sono scelti attraverso una votazione online, aperta a tutti. Durante il gala finale – quest’anno al Palais d’Egmont a Bruxelles – vengono annunciati i vincitori (chi fosse interessato può trovare l’elenco su www.ev50.com).
Ritirando il premio ho ringraziato, ma ho spiegato che la scelta del “giornalista europeo dell’anno” è, di fatto, impossibile (a differenza di quella del Commissario, o dell’Europarlamentare): venticinque Paesi, media diversi, tante lingue. Mille colleghi europei potevano essere lì al posto mio. Ma era toccato a me, ed ero felice: non si butta il biglietto della lotteria, quando si scopre d’aver vinto (e poi, come ha scritto un amico, “per un interista è una bella sensazione vincere finalmente qualcosa”).
Nella motivazione letta dal presidente uscente del Parlamento Europeo, Pat Cox, si parla del lavoro per il “Corriere della Sera”, della rubrica “Italians”, dei libri, degli anni di corrispondenza per “The Economist” e del programma sui media per Sky-Tg24, in un’ “Italia dove la televisione è dominata dalla proprietà e/o dal controllo del primo ministro, Silvio Berlusconi.” Quest’ultima considerazione è esatta, purtroppo. Ma era bene aggiungere una cosa, e l’ho fatto.
Ho spiegato che la maggior parte dei colleghi italiani è d’accordo con me: il capo di un governo non deve possedere metà televisione e controllare l’altra metà. Questa situazione, in grande Paese dell’Unione Europea, è imbarazzante e poco salutare. Ma ho ricordato che l’Italia resta una democrazia vivace, non un regime: nessuno m’avrebbe arrestato, al ritorno a Linate, mentre passavo la frontiera col mio premio in borsa. L’Italia è fatta di media che discutono, di gente che lavora, di diplomazia e di funzionari che s’impegnano (a Bruxelles lo sanno bene). Ho concluso: “Vi prego di non usare le difficoltà legate alla posizione del nostro capo di governo per tirar fuori cattiverie e stereotipi sull’Italia. Perché è stato fatto, ultimamente, e non ci piace.” Siccome hanno applaudito, almeno duecento persone, martedì sera, le ho convinte.
Terzo punto, cui tengo molto. Se ho sulla scrivania un oggetto di cristallo con scritto “European Journalist of the Year 2004” lo devo ai miei lettori. Hanno saputo che ero candidato e si sono mobilitati, facendomi un bellissimo regalo per la maggior età di “Italians”, che cade proprio domani (3 dicembre 1998: ma su Internet, ho deciso, gli anni valgono tre). Gli altri finalisti – oltre a Lilli Gruber, che ora è un’europarlamentare – erano del settimanale tedesco “Stern”, del quotidiano francese “Figaro” e dell’inglese “Financial Times”. Grandi giornali e ottimi colleghi: ma il “Corriere” ha messo in campo i lettori. E siete voi, alla fine, l’unica cosa che conta.
Quindi grazie: è un onore scrivere per un giornale così e per gente come voi.

Sito: Beppe Severgnini 

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