Nella mitologia greca, la memoria è la madre delle Muse. La madre di ciò che dà senso e che dà forma alla vita e la protegge così dalla dimenticanza e dal nulla. Se perdiamo la memoria perdiamo la nostra identità. Non sappiamo più chi siamo. Leopardi chiamò la memoria “conservatrice di speranze”. Chi nasce prima ricorda più cose e deve raccontarle ai più giovani. Perché la memoria non cada nell’oblio. Il presente è figlio del passato come il futuro sarà figlio del presente. Quanto si porta a compimento oggi ha avuto inizio ieri. E pure molte cose iniziate oggi saranno concluse domani. Solo Dio creò dal nulla una volta per tutte. Dio e qualche presuntuoso. Sono partito da lontano. è vero. Ma solo per arrivare molto vicino. Per arrivare alle nostre memorie. Alle memorie della nostra città. Se si leggono le pagine che i quotidiani locali dedicano a Soverato si potrebbe avere l’impressione che nella nostra città si sia cominciato a parlare di turismo solo da qualche anno. Un’impressione riduttiva e poco generosa. In realtà a Soverato si parla di turismo da oltre mezzo secolo. Da quando Soverato poco più che un borgo marinaro venne dichiarata “Stazione di cura, soggiorno e turismo”. Non ce ne erano altre nella nostra provincia. E fu allora che Soverato con un po’ di giustificabile entusiasmo, venne definita la “Perla dello Jonio”. Chissà se la definizione le calza ancora bene. Nel ’64, con non poca lungimiranza venne creato l’Istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione. Non ce ne erano altri in tutta la nostra Regione.
Alla chiusura di ogni anno scolastico, gli alunni dell’Istituto sotto la guida del mitico chef Loiero, padre di Agazio nostro attuale governatore, solevano preparare memorabili banchetti ai quali non mancavano di partecipare tutte le autorità della provincia. Era un privilegio essere invitati. L’Istituto fornì il personale e preparò i pasti per due presidenti della Repubblica e Giovanni Paolo II, in visita a Catanzaro. Nel ’74 con Decreto del presidente, Soverato fu promossa città. Poco dopo si costruì il lungomare. Non se ne conoscevano sul litorale del basso jonio. E intanto sorgeva il Miramare, una rotonda dove venivano a suonare orchestre dirette da maestri come Segurini, Kramer, Barzizza. E quando ancora non c’era la tv, la radio era un lusso, in Calabria non si pubblicavano quotidiani diffusi sul territorio. L’amministratore unico del Paese trovava sempre il modo di rendere le nostre estati interessanti e piacevoli, invitando noti scrittori, giornalisti, uomini di spettacolo. E tutto senza molto rumore. Non facciamo perciò come Otello quando nell’opera di Verdi canta: “ora e per sempre addio care memorie”.
Adriano Pecci (Fonte: il Quotidiano della Calabria)