Il dibattito sulla nuova legge elettorale deve rapidamente aprirsi. È necessario infatti riflettere su questo argomento in tempi non sospetti e di conseguenza arrivare ad una decisione molto prima della scadenza del mandato del nostro Parlamento. Nessuno penserebbe ad una decisione interessata e anche gli organismi politici potrebbero organizzare la loro attività tenendo nel debito conto quello che sarà il sistema di selezione dei rappresentanti del popolo.
Se dovesse essere emanata una legge elettorale (come spero e più avanti spiegherò il perché) seguendo il modello del doppio turno, non c’è dubbio che l’attività di selezione della classe dirigente candidata a rappresentare le istanze dei cittadini nelle massime assisi istituzionali sarà diverso se invece dovesse mantenersi il modello attuale. Il sistema a doppio turno di collegio è certamente il più interessante da valutare. I rappresentanti del popolo infatti, sia essi siano gli attuali deputati di un sistema biparlamentare perfetto o di un sistema che distingue nelle funzioni Camera e Senato, hanno il compito primario di filtrare le istanze del popolo e su questa base indirizzare la loro attività parlamentare. Con il doppio turno un’azione rivolta in questo senso si esalta e soprattutto potrebbe rivelarsi più efficace se invece dovesse preferirsi un sistema proporzionale o maggioritario all’inglese. Certo con il “doppio turno” si produce un effetto che non va trascurato. Infatti ad essere penalizzati sarebbero i cosiddetti partiti antisistema, quelli che rendono instabili i governi ma hanno la capacità di bloccare alcune derive illiberali, sempre in agguato nelle democrazie pluraliste. Non solo. È importante anche, valutando il “caso italiano”, ragionare sul ruolo dei partiti politici e sulla dichiarata (?) volontà di alcuni di aggregarsi (meglio fondersi) per formarne uno solo. Pensiamo al ruolo svolto in passato dai vecchi partiti che di fatto erano giunti ad una istituzionalizzazione della loro presenza in ogni parte dell’apparato statale. Una occupazione che ha prodotto durante la c.d. prima repubblica non poche difficoltà a far emergere una nuova classe dirigente selezionata secondo un criterio di meritocrazia. Un sistema che ha condannato le elites intellettuali e le persone capaci, a restare al margine della gestione della cosa pubblica. Uomini che sarebbero stati indispensabili ad una politica deputata ad amministrare il paese guardando al futuro. Ci siamo lasciati dirigere da politici che piuttosto di trovare soluzioni alle numerose problematiche presenti non hanno potuto far altro a causa delle loro limitate capacità che governare attraverso provvedimenti tampone. Si tratta di una circostanza che ha investito l’intero paese: dai governi nazionali a quelli regionali. Certo il sistema elettorale non può risolvere tutto, ma non c’è dubbio che una notevole importanza nella selezione della classe dirigente la determina. Se al doppio turno, infatti, si accompagnerà una corretta divisione dei seggi separati per area geografica, le coalizioni saranno costrette a trovare il candidato migliore, non solo per consenso ma anche per capacità. Con il doppio turno si consente agli elettori, infatti di decidere i candidati che andranno al ballottaggio. In altri casi i giochi sono già fatti e poco resta da decidere.
Fabio Guarna (Fonte: il Quotidiano della Calabria)