La cultura calabrese piange Vincenzo Guarna

Scansione dell'articolo Nato da genitori satrianesi in Jugoslavia(allora in parte italiana) era sempre vissuto a Satriano

Con la scomparsa di Vincenzo Guarna  la cultura calabrese è in lutto è stato da più parti sottolineato nell’anniversario della sua recente scomparsa. Vincenzo Guarna, da Satriano, era un intellettuale profondo, che sapeva trovare il gusto della vita nella poesia e nella sua spiccata vocazione di educatore. Riservato quanto aperto alla dinamica culturale moderna aveva in  Eugenio Montale  il simbolo e l’amante per il culto del sapere legato alla stravaganza della vita della quale bisogna saper cogliere gli attimi di ispirazione e i reconditi pensieri che s’annidano nell’animo dell’uomo.Vincenzo Guarna è stato educatore e Preside in diversi Istituti della provincia di Catanzaro, ma il suo “rifugio” preferito è stato l’Istituto Alberghiero di Soverato che  adesso ha deciso di intestare la scuola al suo nome, alla sua persona perché per anni  aveva saputo prendere per mano e portarla in alto, tant’è che il suo Istituto, i suoi chef, la sua scuola è divenuta nota anche all’estero. Vincenzo Guarna era nato in Jugoslavia (allora una parte era italiana) dove il padre satrianese era maresciallo nella Finanza, ma Vincenzo Guarna era cresciuto a Satriano e a Satriano è rimasto legato fino alla sua prematura scomparsa. Qui conta sempre i suoi amici veri che continuano a ricordarlo con affetto e che hanno seguito la sua ascesa con orgoglio e trepidazione. Viene ricordato ragazzo, giovane, uomo professionista affermato e cultore di Eugenio Montale. Il suo ultimo lavoro è proprio su Montale “Satura lanx” dove l’acume di Vincenzo Guarna  riesce a interpretare e a dare l’esatto intendimento di Montale al termine latino “satura”, inteso come mescolanza di toni elegiaci e lirici da una parte e satirici dall’altra, e di cui è permeata la poesia di Montale. Vincenzo Guarna oltre a studi su Montale ha lasciato parecchi scritti  in prosa e poesia e ultimamente stava lavorando  ad una storia su Satriano  intorno agli anni 1938 “quando a un tratto si immerse nell’inverno e nel Medioevo. Spazzata da un gelido vento di tramontana l’aria si fece tesa e vetrina, i giorni divennero cupi e brevi, e al tramonto lente processioni percorsero salmodiando le strade, si fermarono supplici ai calvari, s’incontrarono ai crocevia e ivi sostarono ad ascoltare predicatori estemporanei compitare dall’alto di una scala o di un balcone, terrei in volto per il clima e la novità dell’esperienza, lunghi fogli dal linguaggio apocalittico intriso di esclamazioni”. Amava Montale, la Scuola, la sua famiglia e sul padre sofferente, tra l’altro, scriveva “Come un animale ferito,sedevi/ la gran parte dei tuoi giorni nel tuo/ angolo di stanza e il tuo silenzio,/ come un rimorso senza colpa,/ mi feriva.”. A Messina, dove si era laureato con il massimo dei voti e la pubblicazione della tesi su Montale, conobbe la compagna della sua vita, Adelaide, e così insieme a Montale ha dovuto riservare il suo amore anche alla moglie, ai due figli Francesca e Fabio e alla sorella Rina che continuano ad essergli vicini e considerarlo sempre presente, con la Bibbia, ossia Montale sul comodino accanto al  suo letto.

Raffaele Ranieri (Fonte: Gazzetta del Sud)

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