Prodotti tipici locali – C'era una volta il peperoncino di Soverato. Perché non pensare di lanciare la scamorza?

SOVERATO – È da un po’ di tempo che non si sente parlare di prodotti gastronomici locali, o meglio non se ne sente dire come una volta. Ricordate il peperoncino di Soverato? Su questo prodotto avevamo già ricordato che si trattava di una vera e propria invenzione mediatica. Del resto lo stesso “fondatore” del peperoncino di Soverato, il cabarettista Franco Neri aveva spiegato che l’idea di parlare del piccante ingrediente  gli era nata dopo una cena con amici soveratesi, durante la quale era rimasto vittima del famoso ingrediente andatogli di traverso.Ciò è sufficiente per comprendere che in realtà il peperoncino di Soverato non è mai esistito. Piuttosto esiste il peperoncino calabrese che nella cucina della nostra regione è molto usato. E se un riferimento in merito alle abitudini alimentari del basso-jonio è lecito farlo, bisognerebbe segnalare che forse sarebbe Satriano la città che meriterebbe una menzione per il peperoncino. Infatti a Satriano, l’abitudine di rendere piccanti i piatti è quasi secolare. Inoltre passeggiando per le vie del centro cittadino è facile vedere ben esposte sui muri o sui davanzali dei balconi delle abitazioni, delle voluminose corone rosse, “a resta” messe in quel posto per essere essiccate.  Dunque, scoperto da Cristoforo Colombo che fu il primo ad importarlo nel nostro continente, il peperoncino non sembrerebbe prestarsi ad assumere le vesti di prodotto alimentare tipico del soveratese. Quale potrebbe essere allora? Si stanno avvicinando le festività natalizie e l’attenzione verso la gastronomia di questi tempi è più alta del solito. È forse il momento giusto per lanciare un prodotto tipico locale. Esiste la scamorza, un latticino in produzione nel territorio sin da epoche molto antiche e, in ogni caso, attestata in più recenti testi storico geografici come quelli del Barrio e di Giovanni Da Fiore. Quest’ultimo nel suo “Calabria Illustrata” del 1691, riedito da Rubbettino con il commento dello storico Ulderico Nisticò, citando il Barrio scrive che nel territorio di Soverato già all’epoca si produceva “caseus optimum”. Si tratta di un gustoso alimento che, senza far meraviglia a nessuno, potrebbe diventare il prodotto doc del nostro territorio.

Fabio Guarna

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