TESTO LATINO
Quid est, Catilina? num dubitas id me imperante facere, quod iam tua sponte faciebas? Exire ex urbe iubet consul hostem. Interrogas me, num in exilium; non iubeo, sed, si me consulis, suadeo. Quid est enim, Catilina, quod te iam in hac urbe delectare possit? in qua nemo est extra istam coniurationem perditorum hominum, qui te non metuat, nemo, qui non oderit. Quae nota domesticae turpitudinis non inusta vitae tuae est? quod privatarum rerum dedecus non haeret in fama? quae lubido ab oculis, quod facinus a manibus umquam tuis, quod flagitium a toto corpore afuit? cui tu adulescentulo, quem corruptelarum inlecebris inretisses, non aut ad audaciam ferrum aut ad lubidinem facem praetulisti?
TRADUZIONE LIBERA IN ITALIANO Che c’è Catilina? Dubiti di fare su mio comando ciò che stavi per fare tua sponte? Il console ordina al nemico di abbandonare la città. Mi chiedi se è l’esilio? No, non posso ordinartelo, ma se vuoi il mio consiglio, questo è il mio suggerimento. Del resto, Catilina, cosa può ancora piacerti di questa città, nella quale non c’è nessuno che non abbia timore in te, nessuno che non ti odi, ad esclusione di quelle persone perdute che partecipano alla tua congiura? Quale bollo di degrado morale non è impresso a fuoco sulla tua esistenza? Quali azioni vergognose private non si uniscono al tuo nome? Quale indecenza è stata mai lontana dalla tua vista, quale delitto dalle tue mani, quale immoralità dal tuo corpo? Esiste giovane, da te preso nella rete della depravazione, a cui tu non abbia affidato il pugnale dell’omicidio o la fiaccola di perversi amori?