TESTO LATINO
Tantum profeci, cum te a consulatu reppuli, ut exsul potius emptare quam consul vexare rem publicam posses, atque ut id, quod esset abs te scelerate susceptum, latrocinium potius quam bellum nominaretur. Nunc, ut a me, patres conscripti, quandam prope iustam patriae querimoniam detester ac deprecer, percipite, quaeso, diligenter, quae dicam et ea penitus animis vestris mentibusque mandate. Etenim, si mecum patria, quae mihi vita mea multo est carior, si cuncta Italia, si omnis res publica sic loquatur: “M. Tulli, quid agis? Tune eum, quem esse hostem comperisti, quem ducem belli futurum vides, quem exspectari imperatorem in castris hostium sentis, auctorem sceleris, principem coniurationis, evocatorem servorum et civium perditorum, exire patiere, ut abs te non emissus ex urbe, sed immissus in urbe esse videatur? Nonne hunc in vincla duci, non ad mortem rapi, non summo supplicio mactari imperabis?
TRADUZIONE LIBERA IN ITALIANO
Almeno ho conseguito questi due obiettivi, impedendo che tu fossi eletto console: puoi minacciare la Repubblica da esiliato, ma non puoi sovvertirla da console; il tuo sciagurato tentativo è chiamato terrorismo, non guerra. Ora, padri coscritti, seguite con attenzione quanto vi dico, vi prego, e scolpite le mie parole nel profondo delle vostre coscienze, affinché io possa distogliere da me il rimprovero, giusto in un certo modo, che la patria mi potrebbe rivolgere. Se la patria che a me è molto più cara della vita, se l’intera Italia, se la Repubblica mi dicessero: “Marco Tullio, che fai? Sei venuto a conoscenza che costui è un nemico, ti accorgi che sarà lui a condurre la guerra, sai che lo stanno aspettando come condottiero nel campo nemico, che è l’ideatore della scelleratezza, il capo della congiura, l’istigatore degli schiavi e colui che agita i cittadini perduti, e … gli consentirai di partire? Darai la sensazione di non averlo cacciato da Roma, ma di averlo spinto contro Roma? Non darai l’ordine di arrestarlo, di condurlo al supplizio, di punirlo con la morte?