SULLA SALVEZZA DEL LATINO INTERVIENE ULDERICO NISTICÓ
SOVERATO – Recentemente ci siamo occupati dell’appello di Soverato News per la salvezza del latino. All’appello ha risposta da Udine, Loredana Marano docente di latino presso il Liceo Scientifico A.Einstein di Cervignano (UD).
La Marano ricopre il ruolo di Coordinatore generale dell’associazione internazionale Centrum Latinitatis Europae e di webmaster del sito www.centrumlatinitatis.org ed è responsabile della ricerca didattica del Centrum Latinitatis Europae nell’ambito delle discipline classiche. Un argomento che naturalmente non poteva non interessare anche ad Ulderico Nisticò. Lo storico soveratese opinionista del Quotidiano, è per formazione un classicista, e di mestiere professore di italiano e latino. Ha accettato di rispondere ad alcune domande.
Quanto ritiene utile portare avanti una battaglia per la difesa del latino?
Il latino, il greco, la filosofia, lo studio dell’arte sono per definizione “inutili”, e perciò squisitamente umanistiche e spirituali. Riappropriarsi della lingua e della cultura dei Latini è completamento della formazione intellettuale e morale di ogni persona che voglia rendersi capace della sublime inutilità dei grandi valori. Proprio per questo, e non in vista di qualche obbiettivo particolare, che dobbiamo tornare al latino.
Come bisognerebbe muoversi?
Il latino è il latino. Evitiamo dunque surrogati politicamente corretti quali leggere gli autori in traduzione, o cavarsela con vaghi richiami alla “civiltà romana”. Alcune scuole devono impartire insegnamenti di latino al massimo livello, con molte letture dirette di classici; e, assieme, lo studio del greco. Non vogliamo escludere nessuno? Allora per chi non è in grado o non vuole affrontare tali studi specifici, ci sia almeno un approccio alla storia romana e classica in genere.
Quali sono le concrete possibilità di “salvare il latino”.
Non è la prima volta che la lingua latina corre dei rischi. Alcuni illuministi estremisti già proposero di abolirla dalle scuole. La hanno levata via di peso dalla Media unica. I romantici la detestavano, e Rostand cantò “chi ci libererà mai dai Greci e dai Romani?”. Ma ogni volta il culto dei classici è rinato, e credo che, da qui a qualche anno, torneremo a leggere Virgilio, Orazio, Cicerone.
Latino o cinese? Professore, cosa avrebbe risposto a quello studente che aveva espresso riserve sull’utilità di studiare il latino preferendo il cinese?
Ad inceptum redeo, ovvero torno all’inizio. Rispondo che, se cerca l’utilità di una lingua, è molto più facile incontrare un nepalese che un romano antico, e perciò dovremmo studiare la lingua di Katmandù invece di Catullo e Lucrezio e Tacito. Ma se vogliamo trovare anche uno scopo pratico, ebbene, chi ha imparato il latino ha anche una tale coscienza linguistica da poter imparare anche un’altra lingua o più ancora, cinese compreso.
Fabio Guarna (Fonte: il Quotidiano della Calabria)