SOVERATO.- L’episodio è avvenuto a Soverato, qualche giorno addietro ed è uno di quelli che in Italia, specie nel meridione capita non di rado osservare. Sulla centralissima Via Kennedy di Soverato un’automobilista ha deciso di cambiare strada per evitare di passare dove un gatto nero gli aveva appena attraversato la via. Quanto avvenuto mi porta in mente un vecchio articolo che scrissi qualche anno fa su queste colonne che oggi mi sembra attuale e ho il sospetto che resterà per chissà quanto tempo ancora. Del resto, nonostante il vocabolario definisca la superstizione una “credenza determinata dall’ignoranza e dalla suggestione per cui si tende ad attribuire a cause occulte o soprannaturali avvenimenti che possono essere spiegati con cause naturali”, i Soveratesi ma potremmo aggiungere anche i Satrianesi (perché un episodio simile a quello verificatosi in Via Kennedy ho potuto osservarlo anche a Satriano “supa a strata che porta alu mulinu” recentemente), non disdegnano di mettersi al riparo dalla “sfiga”. Nondimeno sembra (la cosa però, non ha mai avuto una conferma ufficiale), che in tema di superstizione Benedetto Croce dicesse: “non è vero ma prendo le mie precauzioni”. Del resto sono diventate famose le corna dell’ex Presidente della Repubblica Giovanni Leone in visita all’Ospedale Cutugno di Napoli all’epoca del suo mandato presidenziale, durante un’epidemia di colera. Non deve far meraviglia dunque, se a Soverato e a Satriano, capiti di trovare superstiziosi. Ma la scaramanzia dei soveratesi e dei satrianesi non si ferma al gatto nero. È nota a molti la presenza nella città e nel comprensorio dei c.d. “sdocchiatori”. Si tratta per lo più di donne che per puro spirito di volontariato riescono a riconoscere l’adocchiato e con strani rituali gli allontanano il malocchio. La jettatura che può esser nata da donna o da uomo va via per effetto di questa ritualistica, rendendo libero dalla “malasorte” l’adocchiato. Si tratta in ogni caso di escamotages affatto gratuiti e realizzati a carattere solidaristico con esclusione di ogni profitto. Diversamente non sarebbe neanche corretto parlarne. Ma in cosa consiste questo rituale? Per solito, ma a quanto pare ci sono delle varianti più sbrigative, lo sdocchiatore, presente l’adocchiato, dà inizio al suo intervento utilizzando un bicchiere pieno a metà d’acqua. Ivi versa un cucchiaio d’olio d’oliva. E aspetta. Se l’olio versato si frantuma in gocce d’olio che galleggiano sull’acqua, il convenuto è sicuramente adocchiato. In caso contrario nessun malocchio lo ha colpito. Nel primo caso invece bisogna intervenire. Come? Il rituale comprende segni di croce tracciati sulla fronte e sulle mani, è il caso di dirlo, del malcapitato e iterate quindi sullo specchio d’acqua su cui navighino le gocce d’olio. Ai segni di croce devono seguire, uno o più sbadigli. Quindi un mormorio di parole oscure, ritmate, frante. Ancora dei segni di croce, ancora un ultimo sbadiglio, e l’adocchiato è liberato della jettatura che l’aveva colpito. Attenzione, però ad essere troppo superstiziosi. Si tratta di un suggerimento ispirato una simpatica battuta di Umberto Eco: “la superstizione porta sfortuna”.
Fabio Guarna
p.s. L’articolo in una versione ridotta lo trovate su “Il Quotidiano” di oggi. Il titolo è in Italiano ma per Soverato News abbiamo preferito, per fare gli originali metterlo in Inglese.