Una lezione di giornalismo

La cronaca sembra facile, ma in realtà specie quando si tratta di cronaca politica  diventa un lavoro complesso. “Il lettore è il mio padrone – diceva Montanelli – che mi tiene al riparo da tanti altri padroni”. Tacito duemila anni fa presentava il lavoro di cronista (storico)  dell’epoca che aveva deciso di intaprendere negli Annales e ciò che lo aveva spinto a farlo. Il testo latino di Tacito che abbiamo voluto tradurre liberamente ci è sembrato interessante per una lezione di “giornalismo” (f.g.)

 ANNALES  LIBER I, 1

Urbem Romam a principio reges habuere; libertatem et consulatum L. Brutus instituit. dictaturae ad tempus sumebantur; neque decemviralis potestas ultra biennium, neque tribunorum militum consulare ius diu valuit. non Cinnae, non Sullae longa dominatio; et Pompei Crassique potentia cito in Caesarem, Lepidi atque Antonii arma in Augustum cessere, qui cuncta discordiis civilibus fessa nomine principis sub imperium accepit. sed veteris populi Romani prospera vel adversa claris scriptoribus memorata sunt; temporibusque Augusti dicendis non defuere decora ingenia, donec gliscente adulatione deterrerentur. Tiberii Gaique et Claudii ac Neronis res florentibus ipsis ob metum falsae, postquam occiderant, recentibus odiis compositae sunt. inde consilium mihi pauca de Augusto et extrema tradere, mox Tiberii principatum et cetera, sine ira et studio, quorum causas procul habeo.

TRADUZIONE LIBERA IN ITALIANO

Alle origini la città di Roma fu governata dai re. Lucio Bruto istituì la libertà e il consolato. La dittatura era provvisoria e il potere dei decemviri non superò i due anni, né a lungo resistette la potestà consolare dei tribuni militari. Né fu lunga la dittatura di Cinna e di Silla; e la potenza du Pompeo e Crasso si trovò dopo non molto tempo nelle mani di Cesare, così gli eserciti di Lepido e di Antonio finirono ad Augusto, che con il titolo di principe, fece confluire nel suo potere tutto l’impero. Ordunque, famosi scrittori hanno raccontato la storia, nel bene e nel male del popolo romano di un tempo, e c’è stato anche chi di grande ingegno ha narrato i tempi di Augusto sino a quando crescendo la ruffianeria non  fu allontanato. In merito a Tiberio, Claudio e Nerone, la narrazione appare falsata: dalla paura quand’erano al potere, e, una volta morti dall’odio ancora presente. Da questo nasce il mio proposito di riferire pochi dati su Augusto, quelli prima della sua morte e quindi passare a raccontare del principato di Tiberio e di ciò che avvenne in seguito, senza risentimenti e senza particolare benevolenza, non avendo al riguardo alcun motivo.

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