Vi riportiamo un articolo a firma di Fabio Guarna pubblicato oggi da “Il Quotidiano della Calabria” che ricorda Joe Riverso, il giovane figlio di satrianesi che l’11 settembre 2001 perse la vita sulle torri gemelle.
SATRIANO – Sono passati 6 anni da quando l’undici settembre 2001, al 104° piano delle Twin Towers Joe Riverso, il figlio di due satrianesi (Domenico Riverso e Teresina Zangari) perse la vita. Joe, è fra le migliaia di vittime del terrorismo. Padre di una bimba a cui era molto legato, Joe, aveva 34 anni quando i kamikaze di Bin Laden si scagliarono contro le torri gemelle per provocare un massacro di innocenti. Nella mente di ognuno restano i segni di momenti terribili dopo il tremendo impatto con le twin towers degli aerei pilotati dai kamikaze. Di Joe non si sapeva nulla: nessun contatto coi genitori che lo cercavano con angoscia, nessuna traccia di lui negli ospedali e nelle strutture di soccorso dove papà e mamma di Joe si erano diretti immediatamente sperando di rintracciare il proprio figlio fra i superstiti. Di Joe, sembra sia stato trovato tra le vittime, non già com’era prevedibile, il cadavere ma più semplicemente una sua traccia. Joe Riverso era un giovane pieno di vitalità ed era amato e stimato da tutti. La notizia della sciagura dell’ 11 settembre quando rimbalzò in Italia e si venne a sapere che fra le vittime potesse esserci un cittadino di Satriano, scosse l’intera comunità satrianese dove Joe aveva parenti e amici. Una notizia che purtroppo con il passare dei giorni trovò conferma. Oggi, a sei anni dalla morte di Joe, ci sembra giusto ricordarlo, come siamo soliti farlo ogni anno, riportando le toccanti parole tratte dal testo di una commemorazione in suo omaggio apparsa sulle colonne del New York Times nel 2001 e che abbiamo avuto modo di tradurre in passato pubblicandola sulle pagine de “Il Quotidiano”.
Scrive Al Riccobono, amico di Joe: “Incontrai Joe Riverso una mattina di settembre nel 1976. Arrivò alla St Anthony’s School con il resto della sua classe perché la loro scuola era stata chiusa. Ma chi li voleva qui? Era strano allora, tutti questi ragazzi e ragazze che non ci piacevano e viceversa. Ciò che è accaduto l’11 settembre ha cambiato per sempre le nostre vite. Quasi tutti qui stasera siamo stati direttamente o indirettamente toccati dalla tragedia. Pensare a quello che è successo ci rattrista ed addolora. Vorrei approfittare di questo momento per esprimere le nostre condoglianze a tutte quelle famiglie e amici che sono stati devastati da questa tragedia, osservando un momento di silenzio. Questa sera siamo qui per ricordare e rendere onore al nostro amico Joe Riverso. Conoscevo bene Joe e la sua meravigliosa famiglia da quando avevo sette anni. Chiunque abbia avuto il piacere di conoscere Joe o forse l’incredibile fortuna di essere un suo amico intimo può ora riflettere e pensare quanto è stato fortunato. Essere vicino a Joe significava una giornata radiosa, un grande sorriso e allegria a volontà. Joe possedeva tutto questo. Lui era la persona più brillante che abbia mai conosciuto. Faceva sentire meglio le persone che gli stavano attorno. Joe aveva una passione per lo sport in genere. Quando Joe si metteva qualcosa in testa, potresti scommettere che l’avrebbe realizzata in maniera eccellente. Ecco chi era Joe. Era dotato di talento atletico, una mente creativa e un cuore molto grande, ecco la ragione per cui Joe era così robusto. Il miglior amico che potevi avere. Joe aveva un’aura intorno a sé che rendeva il mondo un posto migliore. Se avevi avuto una brutta giornata al lavoro o volevi trovare un posto dove sentirti meglio o ridere, bastava andare da lui… Tutti quelli che conoscono o frequentano lo Sport Page sanno esattamente cosa voglio dire. Joe riusciva a coinvolgere tutti, anche le persone che non conosceva. Nessuno ha mai detto una sola parola cattiva sul suo conto. Invece quello che si sentiva dire sempre su di lui era: “Oh, è un così bravo ragazzo!”. Joe era così preso dal suo lavoro che non riusciva nemmeno a capire quanto lavorasse duramente, ma era il suo modo di vivere. A volte faceva 3 o 4 lavori simultaneamente, ma per lui era normale. Una volta gli chiesero perché conduceva una vita così frenetica e rispose che dedicava tutto quel tempo al lavoro perché non voleva mai dire NO a sua figlia di sette anni, Danielle, quando gli chiedeva qualcosa. Mi sembra che Joe abbia imparato tutto questo dai suoi genitori, che hanno educato il proprio figlio nel migliore dei modi. Alla sorella di Joe, Maria e ai fratelli Ralph e Will dico: “per favore cercate di ricordare sempre questi bei momenti che dureranno per sempre. Nessuno potrà mai portarli via”. La cena di questa sera è solo un piccolo segno di quanto Joe era amato e stimato e di quanto ci mancherà. E ora ritorno indietro con la mente a quella mattina di settembre nel 1976 alla scuola di St Anthony quando quel ragazzino entrò in classe … vorrei avere saputo già da allora che … stava entrando il mio eroe. Joe, ti volevo molto bene e ti rispettavo tantissimo e ancora non so come farò senza di te, ma come al solito tu probabilmente avrai già la risposta e allora per favore aiutami … Grazie “.
Fabio Guarna