Iran: no ad un'azione militare. Lettera di 28 senatori democratici a Bush. Fra i firmatari Hillary Clinton

USA – Le dure accuse da parte di Bush e di altri rappresentanti dell’amministrazione  americana all’Iran stanno creando preoccupazione in campo internazionale sul  paventato rischio di un attacco degli Usa alla repubblica islamica. Si tratterebbe di  un’azione militare unilaterale. Un’eventualità che per il momento non poggia su  alcuna base concreta se non per la retorica aggressiva usata da Bush che ha dichiarato: “un Iran con armamenti atomici potrebbe condurre ad un III conflitto mondiale”. Innanzi a queste affermazioni che si aggiungono alle accuse del segretario di Stato Condoleeza Rice nei confronti dell’Iran, colpevole a suo dire, di mentire sulle intenzioni pacifiche del programma nucleare, il senatore democratico della Virgina Jim Webb ha redatto un documento nel quale si esprime preoccupazione per le dichiarazioni dell’amministrazione Bush. Nella lettera inviata al presidente Bush e firmata da 28 senatori democratici si esorta il Capo di Stato Americano a non intraprendere iniziative militare contro l’Iran e a cercare soluzioni diplomatiche. Nella stessa lettera si sottolinea inoltre che il Congresso non ha autorizzato alcun intervento militare contro l’Iran. Pertanto un’azione militare contro l’Iran non sarebbe possibile secondo l’atto sui Poteri di Guerra del 1973 anche se è possibile un attacco per un periodo massimo di 60 giorni fra i poteri del comandante in capo. Attaccare contro o senza il parere del Congresso sarebbe un atto molto delicato che genererebbe una profonda crisi politica negli Usa. La senatrice Hillary Clinton è fra i firmatari della missiva e secondo un recente sondaggio è risultata la persona più idonea a gestire il problema dell’Iran. Restando in tema di sondaggi però è emerso anche che più della metà degli statunitensi sarebbe favorevole ad un intervento armato in Iran. Una circostanza da non sottovalutare che potrebbe avere conseguenze non di poco conto per le influenze che  l’opinione pubblica potrebbe provocare sull’amministrazione americana.    f.g.

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