Satriano, scoperte antiche lapidi: una appartiene ai Guarna

Lapide SATRIANO – Chissà cosa conserva la Chiesa di S.Maria d’Altavilla di Satriano? Un interrogativo che da sempre i cittadini satrianesi sentendo i racconti degli anziani si fanno e che in occasione dei lavori di restauro da poco iniziati sta trovando alcune risposte. Infatti, apprendiamo dallo storico Ulderico Nisticò che “il parroco don Michele Fontana ha ritrovato due lapidi marmoree, una integra, ottocentesca, della famiglia Guarna; mentre l’altra, assai frammentaria, richiede un lavoro di interpretazione”. A proposito della prima, abbiamo sentito il prof. Giulio De Loiro, satrianese doc e docente di latino e greco, mentre per quanto riguarda la seconda abbiamo intervistato un’archeologa, la dott.ssa Elisa Nisticò. Cominciamo con De Loiro

Professore, lei ha letto e studiato la lapide Guarna. Ce ne vuole parlare?

L’antico testo recita così: DOM, cioè Deo Optimo Maximo, a Dio Ottimo Massimo. A Raffaele Guarna che è mancato il 4 ottobre 1871. Lasciò alla patria e alla famiglia nome imperituro. Il municipio di Satriano, che l’ebbe a capo in questo decennio”. Del Guarna parla il Sia, indicandolo tra i Satrianesi coinvolti nei moti risorgimentali. I Guarna godevano dello “ius sepeliendi”, diritto di essere sepolti sotto l’altare di san Teodoro, dove probabilmente era in origine
collocata la lapide.

Notizie molto interessanti, e che meritano un approfondimento.

Ci stiamo lavorando, anche per meglio conoscere la figura del Guarna; ma non anticipiamo.

Passiamo all’altra lapide, intervistando la dott.sa Elisa Nisticò, archeologa. Che possiamo dire di questo documento?

È una lapide funeraria probabilmente pavimentale, ma purtroppo ne restano solo due tronconi, che, giaciuti per decenni in condizioni e luoghi diversi, mostrano tonalità distinte, però combaciano perfettamente.È comunque un lavoro di una certa eleganza, lineare e corretto. Quanto si legge, tutto in latino, mostra caratteri evidenti e solo a tratti erasi dal tempo. Dopo l’intestazione DOM, Deo Optimo Maximo, troviamo “Familia de Diaco”, poi, nella parte sinistra superstite, “Squillace… Hyacintus fil… nuper vita… de Galdo… …is patris… …to moer(e)n”, e la data DCIII, da intendere, per labile traccia di una M, 1703.

Poco chiaro, sembra.

Possiamo intuire la presenza di un cognome Diaco o de Diaco, e uno Galdo, e una persona di nome Giacinto “da poco di vita” s’intende uscito. Squillace può essere la città, ma forse un cognome. Potrebbe essere dunque una lapide che attesta che dei congiunti dei Diaco “moerent”, cioè piangono la scomparsa di qualcuno. Per capirne di più, occorrono testimonianze documentarie, che speriamo di trovare negli Archivi parrocchiali o pubblici.

Secondo lei, la nostra chiesa può riservarci altre sorprese?

Certamente. Intanto una lapide settecentesca consente di retrodatare la chiesa stessa rispetto alla notizia che la vuole completata ai primi del XIX secolo. Si possono dunque ipotizzare, in linea teorica, strutture più antiche. L’ipotesi, però, va confermata o confutata alla luce dei ritrovamenti archeologici e con lo studio delle fonti. È necessario infine che i lavori di restauro vengano seguiti con molta cura da chi di competenza, e che qualunque reperto venga salvato. Salvato, non ammucchiato in qualche polveroso deposito, ma studiato e reso pubblico”.

Nella foto una delle lapidi.

Fabio Guarna (Il Quotidiano della Calabria)

One comment

  1. una ricerca di antenati, partendo dalla famiglia MARTELLI di Torre di Ruggiero
    mi ha condotto a Satriano. Fra gli antenati risulta Giacinto DIACO, morto nel 1702, e
    sua moglie aveva nome Caterina del GALDO
    e sua madre Rosaria SQUILLACE. E’ molto
    verosimile che si tratti della famiglia la cui lapide funeraria è stata rinvenuta nella chiesa
    principale di Satriano

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