Louis Armstrong, re del Jazz vissuto, dell’America nera che graffiava e adesso ha un candidato presidente, dedicò una canzone alla Georgia, stato black per eccellenza al confine con il Tennessee…. L’Italia di ieri ha dedicato il proprio gioco alla Georgia, stato ex sovietico, sotto recente attacco russo, rappresentato da una nazionale di calcio fatta da onesti faticatori e impreziosita da Kaladze, stella del Milan e dalla guida tecnica di Hector Raul Cuper, condottiero triste delle panchine di mezzo mondo.
La nostra cara squadra azzurra non ha creato granché e si affidata a un ispiratissimo De Rossi che al 16 del p.t. ha deciso di far partire un raggio fotonico, travestito da tiro, all’indirizzo del portiere georgiano e al 45 del s.t. ha chiuso il match, dopo una pregevole combinazione con Del Piero.
In mezzo….la svogliatezza di Toni, l’apatia di Pirlo, i piedi di Iaquinta, sempre bisognosi di una convergenza, come si fa con le gomme della vecchia auto del nonno.
Ancora l’Italia vera è lontana, fa finta di essere felice dopo 6 punti conquistati contro la periferia del calcio e attende i responsi settimanali del nostro campionato.
Sulla panchina georgiana abbiamo rivisto, come detto, il vecchio Cuper, con la faccia triste di chi ha perso al “Mercante in fiera” alla fine, l’ultima carta chiamata è stata proprio la sua…. Sempre sfortunato, mai compreso, amato da pochi e odiato da tanti, tra cui il suo nemico per la pelle, Ronaldo, il fenomeno oversize.
Beh, incontrare Hector Raul fa sempre piacere, come quando si rivede un amico che si lagna sempre, perché viene naturale sostenerlo, tra le mille difficoltà del calcio e della vita…Dai Hector, non ti buttare giù…..
Lippi conferma la simpatia reciproca con la fortuna e così la nostra squadra prosegue, prossima fermata Sofia e attenzione: i bulgari non saranno quelli di Aldo Giovanni e Giacomo, ma Berbatov e compagnia.
Antonio Soriero