Carletto e il principe dei mostri

Occorre modificare il titolo di uno storico cartone animato giapponese per descrivere il tracollo del Milan: non  “Carletto, il principe dei mostri”, ma “Carletto e il principe dei mostri”.
Il nostro Carletto è il buon Ancelotti, a cui è stata affidata una fuoriserie a trazione anteriore, ma un po’ troppo anteriore. Il Milan è sbilanciatissimo e più che una squadra sembra un gruppo di amici sulla spiaggia, quando il sole non picchia più ed è l’ora della partita con le ciabatte a definire i pali della porta.
Ronaldinho e soci giocano uno stanco calcio da spiaggia, il Genoa appare allora una squadra di mostri, fenomeni in tutti i reparti, anche in difesa laddove spiccano quel Ferrari, distintosi per la Yespica, e Mimmo Criscito, promessa naufragata alla Juve.
Questo gruppo di mostri che mette in crisi Carletto è guidato dal “Principe” Diego Milito, chiamato così per la somiglianza al “Principe” Enzo Francescoli, profeta di Zidane.
Carletto è allo sbando, il Milan lo segue tristemente e non si vedono prospettive rosee, a meno di non fare una finta rivoluzione da Gattopardo, cambiare tutto per non cambiare niente, ovvero tornare al Milan dello scorso anno.
A Roma si segnala Jonathan Pablo Bottinelli che ingigantisce l’attacco della Lazio e si fa raggirare da Zarate come se quest’ultimo fosse Maradona.
Bottinelli è protagonista assoluto di tutte le azioni offensive della Lazio, piccolo particolare….gioca nella Sampdoria.
Da segnalare l’exploit di Fabrizietto Miccoli che conduce il Palermo ad una sonora vittoria contro una Roma in emergenza piena.
Miccoli risorge,siglando una doppietta e lentamente ritorna a mostrare quale sia il suo bagaglio tecnico.
Questo campioncino, mai capito appieno dal calcio italiano, era stato spedito  a mangiare il baccalà in Portogallo, in quel Benfica dal nome storico, ma dal presente pallido.
Fabrizio è tornato in Italia e umilmente si sta riproponendo: occhio, se la testa regge, è veramente forte.

Antonio Soriero

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