Picasso torna a Roma

Fino all’8 febbraio al Vittoriano è possibile visionare le opere di Picasso, il più grande artista del 900 che in maniera del tutto originale ed essenziale espresse i sentimenti, le illusioni e gli inganni di un secolo votato al surreale.

Opere provenienti dai vari musei mondiali, Canada, Parigi, New York, Basilea, Barcellona etc, oli, acquerelli e sculture del ventennio che va dal 1917 al 1937, tra il suo viaggio in Italia e la composizione di Guernica. Un periodo ricchissimo perciò, quasi duecento opere che esprimono la fine del periodo del cubismo e l’inizio di un’arte più istintiva e meno schematica, in cui l’astrazione e lo slancio onirico si accostano e si sovrappongono alla realtà per meglio completarla.

Un surrealismo tutto personale insomma che conserva l’esperienza passata e nulla rinnega di sé.

Del resto il titolo della mostra Arlecchino dell’arte esprime proprio l’eclettismo e la capacità di stravolgere e accostare diverse tecniche pittoriche e modi di interpretare la realtà.

Arlecchino è una figura ricorrente nei lavori dell’artista, è un po’ il suo alter ego, che cambia aspetto e luoghi in base anche alle influenze esterne. Ecco perché gli Arlecchini dipinti sono diversissimi tra loro, esprimono il carattere neoclassico, cubista, astrattista e surrealista. È difficile comunque fissarli in una categoria, Picasso Arlecchino è tutti loro assieme, un artista completo del quale vanno colte le sfumature attraverso i periodi storici, le influenze artistiche e culturali e i moti dell’animo, ovvero nell’interezza della realtà che fa da sfondo alla sua vita.
“ Busco la inspiraciòn en la realidad. Sòlo lo real empuja mi imaginaciòn y me da una nueva vida”

(Cerco l’ispirazione nella realtà. Solo il reale potenzia la mia immaginazione e mi dà nuova vita)

Link consigliato: Museo di Picasso in inglese o catalano.

IMA

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