Serie A settima giornata – La corazzata

La corazzata non ammette rivali, li tritura.
La corazzata è guidata da un portoghese, bravissimo nel condurre a risultati straordinari tanti campioni bizzosi, primo tra tutti uno slavo-svedese dal talento smisurato, ma dal carattere a dir poco agitato.
L’Inter lancia un messaggio chiaro al campionato, lo terrorizza, imponendosi a Roma, in quella che avrebbe dovuto essere la partita della verità per la squadra di Spalletti.
Nel calcio, si sa, se una squadra dalle immani doti tecniche si convince di essere superiore mentalmente, come il Milan di Capello e la Juve di Lippi, la formazione diventa forte più del doppio.
È come se gli avversari affrontassero due squadre: quella fisica, composta da 11 giocatori tecnici, e quella immateriale che si manifesta nel blasone e  nella forza consapevole.
Unico dubbio: il Milan, forse l’ultimo ostacolo proponibile.
L’ incubo brutto, ma proprio brutto, resta infatti quella testa di Ronaldinho che sbuca in mezzo all’aera nel derby.
Quel Ronaldinho che doma una Samp alle corde, con ambizioni da UEFA e certezze da retrocessione, e candida, come detto, il Milan a rivale più credibile dell’Inter.
Pare che quest’anno il campionato si debba decidere in piazza Duomo.
La Samp non ha attacco, il piccolo genietto di Bari non basta più a coprire le magagne e Mazzarri se la vede proprio brutta.
Come Ranieri, al quale  i dirigenti bianconeri stanno chiedendo il conto, congedandolo dopo l’amaro…risultato ottenuto a Napoli.
La compagine partenopea, un gruppo di buoni giocatori con due eccellenze di valore assoluto in Hamsik e Lavezzi, sembra il Real di Puskas e Di Stefano e la Juve sembra una squadra anni ’30, confusamente alla ricerca del pur bravo Amauri.
La Lazio si sgonfia, come un bel sogno estivo al rientro dalle vacanze, mentre il Catania si impone come una bellissima realtà.
Un team senza nomi da copertina, eccezion fatta per quel Ledesma per anni colonna portante del Boca, guidato da Walter Zenga, un ex testa calda del calcio italiano, maturato fino alla saggezza.
Complimenti all’ex “Uomo Ragno” interista, veramente un ottimo lavoro.

Antonio Soriero

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