SATRIANO – Si continua a parlare su “Il Quotidiano” del sequestro del cantiere per la ristutturazione della Chiesa Santa Maria d’Altavilla. Oggi su “Il Quotidiano” il rup è intervenuto con alcune precisazioni in merito alle ultime dichiarazioni del sindaco Drosi. Di seguito l’articolo pubblicato su “Il Quotidiano”
SATRIANO – Oggi il Tribunale del riesame decide sulla richiesta di dissequestro avanzata dall’amministrazione comunale di Satriano per rimuovere i sigilli al cantiere dove si stanno eseguendo i lavori di ristrutturazione della Chiesa Madre “Santa Maria d’Altavilla”. Il sindaco Michele Drosi si è dichiarato, fiducioso nella magistratura, specificando che in merito alla vicenda «l’unico atto compiuto dalla giunta comunale è stato quello di approvare, nel corso del mese di giugno del 2008, una delibera relativa ad una perizia di variante, volta a prendere atto di alcuni lavori già realizzati su ordinazione del direttore dei lavori e senza l’autorizzazione del responsabile unico del procedimento. Ciò è stato fatto – prosegue il primo cittadino – poiché le divergenze, le differenti valutazioni fra la direzione dei lavori e il Rup avevano di fatto determinato un blocco dei lavori per ben oltre tre mesi e a nulla sono valse, purtroppo, le tante iniziative di mediazione, messe in campo dall’amministrazione comunale per poter addivenire ad un punto d’incontro. L’approvazione della delibera “sub iudice” da parte della giunta non è stata, quindi, determinata dalla volontà di tenere bordone a qualcuno – ha evidenziato il primo cittadino – o di agire a vantaggio di alcuni a scapito di altri, ma dalla necessità di far ripartire i lavori per la ristrutturazione della Chiesa Matrice per poterla consegnare alla comunità religiosa, la quale avvertiva elementi di forte preoccupazione per la stasi venutasi a creare e rappresentata a più riprese al sindaco, all’amministrazione comunale, al parroco e al vescovo. Vescovo e parroco quotidianamente spingevano per lo sblocco della situazione venutasi a creare e che poteva compromettere anche l’esito del finanziamento». Ma il sindaco aveva anche detto, anticipando una possibile obiezione, che la delibera in questione era stata approvata con il parere sfavorevole dell’Ufficio tecnico e che l’approvazione era avvenuta «intanto per superare il grave empasse che si era venuto a determinare e poi perché le motivazioni tecniche espresse a supporto del suo agire dal direttore dei lavori sembravano suffragate dalla legge e in particolare dall’articolo 147, I comma, del Dpr 554/99, dove si afferma per la parte in questione che in circostanze di somma urgenza che non consentono alcun indugio, il tecnico che si reca prima sul luogo, può disporre la immediata esecuzione dei lavori entro un limite previsto per rimuovere lo stato di pregiudizio alla pubblica incolumità». Chiamato in causa il Rup, l’architetto Nicola Carnuccio, ha però ritenuto opportuno indirizzare una missiva al sindaco, informando al contempo gli organi di stampa, in cui si rivolgeal primo cittadino presentandogli una precisazione riguardo la situazione di “empasse” venuta – si a creare, «in quanto – scrive Carnuccio – il periodo di tre mesi intercorso non è da addebitarsi alla divergenza di “motivazioni tecniche” tra lo scrivente e la direzione dei lavori, bensì all’operata azione di mediazionepolitico/amministrativa posta in essere dall’amministrazione e conclusasi con l’approvazione della perizia di variante nonostante il parere negativo espresso dal sottoscritto, quale responsabile dell’area tecnica. Né – conclude Carnuccio – poteva nel ruolo che riveste e senza incorrere in gravi sanzioni amministrative, penali e patrimoniali, esprimere parere favorevole alla deliberazione di approvazione della perizia di variante». Il perché del diniego Carnuccio non è ancora chiaro e sarà la magistratura a stabilire eventuali responsabilità in merito a quanto accaduto per questi lavori.
Fabio Guarna (fonte: Il Quotidiano della Calabria)