Destini incrociati – Pippo Inzaghi e Ronaldo

I destini si incrociano. Si parla talvolta di campioni al capolinea, come vecchi treni in fase di rottamazione che abbiano smesso di sfrecciare, perché logorati dal tempo e dalle nuove leve calcistiche.
Pippo Inzaghi e Ronaldo, no, non Cristiano, proprio quel Ronaldo che ricordate tutti, con in più i capelli e la pancia.
Superpippo, top goal scorer nelle Coppe Europee, l’uomo che Ferguson definì come “nato in posizione di fuorigioco”, volendone elogiare le grandi qualità di bomber che vive sul filo del fuori gioco, in una sfida continua contro il tempo e le dinamiche della fisica, a un palmo dalla porta, il suo target.
Ronaldo, el gordo, Ronaldo che sarebbe stato il più grande di tutti i tempi se non avesse avuto le ginocchia di cartapesta, Ronaldo che si ritira, torna, va a trans, scompare, riappare, ci riprova.
Pippo segna tre goals all’Atalanta orfana di Floccari e Doni, Ronie permette al suo Corinthians di pareggiare contro il Palmeiras, lui che ha sempre tifato Flamengo.
Personaggi contro, molto amati dai propri tifosi e detestati dagli avversari che non riescono ad ammettere che quei due siano campioni veri.
Se il calcio è buttarla dentro, Pippo Inzaghi è il calcio, come amava dire lui stesso in polemica con l’Avv. Agnelli, sempre troppo innamorato di Pinturicchio, Raffaello e Boniperti.
Se il calcio è spaccare il muro del suono a inizio carriera e poi punire le difese avversarie anche se si è gonfi e con le ginocchia che non rispondono, il calcio è Ronaldo.
Il Fenomeno di Rio pareggia una partita ormai persa dal Corinthians con un colpo di testa malandrino su calcio d’angolo. Proprio di testa, l’unico suo punto debole nel calcio e nella vita. E poi esulta in maniera selvaggia, quasi sradicando la transenna che lo separa dai proprio tifosi.
Pippo ne fa tre alla squadra che lo ha lanciato alla grande in serie A ed esulta spudoratamente, come aveva esultato contro il Liverpool nel 2007, mentre Pellegatti urlava: “Pippo mio, Pippo mio!”
Questa è la magia di uno sport che sui titoli di coda regala ancora grandi emozioni.
In serie A c’è un altro ultratrentenne che si diverte parecchio: Marco Di Vaio. Il vecchio bomber ha trovato una continuità mostruosa e se il Bologna resterà in A, dovranno fargli una statua in Piazza Maggiore con Lucio Dalla a chiamarla Piazza Grande.
In settimana arrivano gli scrutini, capiremo se Juve, Inter e Roma hanno superato l’esame o no.
A naso la partita più brutta è per l’Inter, ma anche la Juve, falcidiata dal proprio staff medico  – atletico, non è in grande spolvero. Forse la Roma è quella messa meglio. Con il pubblico dell’Olimpico a spingere, e contro un Arsenal privo di qualche fenomeno, magari il sogno si avvera.

Antonio Soriero

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