A dirla tutta forse non ci crede, però tentar non nuoce, soprattutto in questo ottobre travestito da aprile.
L’Italia intera si aspettava il sole, la Primavera, lo scudetto dell’Inter e le prime gite al mare.
Invece accade l’inaspettato: piove, piove, piove….. e il Milan sta a 7 punti.
La squadra di Ancelotti è cresciuta a dismisura: il gioco è orchestrato da un Kakà finalmente libero dalle tentazioni inglesi (o forse no?) e da uno che invece è inglese al 100%, quel Beckham arrivato come il Daniele Piombi del calcio e rivelatosi poi il motore dei rossoneri, con cambi di campo di 35-40 metri e cross che gente come Molinaro e Grygera sogna durante le notti d’estate, quando tutto sembra più realizzabile.
L’ottimo momento del Milan è stato ampiamente agevolato da una Juve sciagurata, assolutamente priva di un’idea di gioco. Una squadra senza centrocampo, con una difesa composta da buoni oppositori, ma da pessimi lanciatori e con un attacco che si aggrappa disperatamente a Iaquinta, l’uomo meno da copertina di tutto il parco offensivo bianconero.
L’Inter dal canto suo perde, presa a schiaffi da Marcelo Danubio Zalayeta, un giocatore che non lascia il tempo di definirlo scarso che… ti beffa, con quel passo da pivot di basket e l’aria spaesata di chi rivede una ex fidanzata dopo 10 anni.
L’attaccante di Montevideo, che in maglia bianconera ha segnato a squadre come Barcellona e Real Madrid, è un enigma irrisolto e, facendo leva sul proprio mistero, fucila Julio Cesar che avrebbe potuto aspettarsi un goal da tutti, ma da Zalayeta proprio no.
Mourinho va avanti per la sua strada, Ibra forse e si sente tantissimo l’assenza di Maicon, il missile carioca fermo a Cape Canaveral per riparazioni.
Insomma Carletto da Reggiolo si ritrova lì.
Lui, l’allenatore dalla faccia buona e Mourinho, lo scaltro, il protagonista, il media–man.
Chissà come andrà a finire, intanto possiamo dare il bentornato al campionato.
Antonio Soriero