Grande festa oggi domenica 18-04 a Satriano centro per la prima messa domenicale che si è tenuta nella Chiesa Santa Maria d’Altavilla, rimasta chiusa al pubblico per quasi tre anni. Il sindaco Michele Drosi insieme alla comunità religiosa ha seguito la celebrazione officiata da Don Michele Fontana, anticipata dalla musica della banda e dall’esplosione di fuochi pirotecnici per festeggiare l’evento. Nell’occasione vi riportiamo un articolo pubblicato su SatrianoInforma che risale a qualche settimana fa a firma di Fabio Guarna che riguarda la riapertura della Chiesa – ARTICOLO DI FABIO GUARNA: Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa per SatrianoInforma sulle ultime note vicende della Chiesa Matrice di Satriano ho avuto qualche esitazione a dire di sì. Avendo infatti seguito la cronaca giudiziaria di questa vicenda sulle pagine de “Il Quotidiano” con cui collaboro, il mio primo timore è stato che nello scrivere sarei stato influenzato da questioni troppo tecniche rischiando di “annoiare” i lettori, considerato che l’inchiostro della mia penna si consuma non solo per il giornalismo ma anche per la professione forense. Poi però ho riflettuto e ho pensato che in fondo, per quanto non dotato di autorevolezza, il parere di chi vive e ha vissuto alla “periferia di Satriano” come era abituato definire la sua “provvisoria” residenza soveratese il mio papà, si sarebbe potuto rivelare interessante. E questo soprattutto perché stando nei “sobborghi” di Satriano si ha anche la fortuna di restare fuori dalle “grottesche risse” del paese e di vedere le cose da un osservatorio particolare e capire tante cose. Come ad esempio che non è possibile credere che al suono delle campane che annunciavano il dissequestro della Chiesa, chi prima si affannava a cercare di capire le ragioni per le quali la Chiesa non riapriva dichiarandosi preoccupato a nome della comunità, dava curiosamente l’impressione di non essersi neanche accorto che la struttura religiosa era aperta nuovamente. Troppi silenzi. Quanto basta per sospettare che quella che doveva essere una festa di tutti purtroppo non lo è stata. Ed è su quest’ultimo aspetto emerso analizzando l’atteggiamento della società satrianese (fortunatamente di una piccola parte) al termine di questa vicenda che ritengo utile si debba ragionare e riflettere seriamente. A Satriano non si perde occasione per scontrarsi anche se a farne le spese comunque vadano le cose sono tutti i cittadini e spesso anche gli stessi protagonisti degli alterchi. Vero è che il conflitto nella comunità satrianese è la linfa che alimenta il vivere civile. Quanto più quest’ultimo è privo di contenuti e di mordente, ristagna e si avvita su se stesso, tanto più i contrasti calano di spessore e di incisività e toccano straordinari livelli di vacuità e di inconsistenza. In questo caso sarebbe stato meglio trovare altre occasioni di scontro. Del resto sin dal suo nascere, l’epilogo di questa “avventura” sembrava abbastanza prevedibile perché segnato dal destino. Sarebbe bastato tornare indietro negli anni e ripercorrere la storia della Chiesa di Santa Maria d’Altavilla. Una storia antica in cui vi sono racchiusi momenti tristi e felici delle famiglie satrianesi (funerali, battesimi, comunioni, cresime e matrimoni). Una bomba nel ’43 colpì la struttura religiosa senza fare per miracolo alcuna vittima, in quanto poco prima i fedeli, terminata una funzione religiosa, l’avevano abbandonata. Un segno forse – per quelli che credono – che colui che guarda dall’alto la Chiesa Matrice, sa quando è il momento di non far stare i fedeli in Chiesa. Ma evidentemente a Satriano il sentire comune non è giustamente bastato né però è stato sufficiente affrontare le questioni tecniche solo nelle sedi “tecniche” per far riprendere i lavori. C’è voluta una sentenza di non luogo a procedere. Che significa giuridicamente che non ci sono elementi per procedere e portare in giudizio gli indagati. Ma significa soprattutto, nella sostanza, che i lavori di ristrutturazione possono procedere. E così, di questo breve capitolo della storia satrianese, con il passare del tempo resterà un labile ricordo: ricordi che, come diceva Leo Longanesi, sono come i sogni: si interpretano. – Fabio Guarna (SatrianoInforma)