
Titolo originale: Thor
Genere: Fantastico, Avventura
Origine/Anno: USA – 2011
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura: Ashley Miller, Mark Protosevich,
Zack Stentz
Interpreti: Chris Hemsworth, Natalie Portman,
Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Stellan Karsgård,
Colm Feore, Ray Stevenson, Kat Dennings, Idris
Elba, Rene Russo
Montaggio: Paul Rubell
Fotografia: Haris Zambarloukos
Scenografia: Bo Welch
Costumi: Alexandra Byrne
Musiche: Patrick Doyle
Giudizio: 6
Trama: Thor, figlio di Odino ed erede al trono di Asgard, è smanioso di dimostrare il proprio valore in battaglia e per questo viene reputato immaturo per divenire sovrano di un regno che intende invece preservare la pace. Viene allora mandato in esilio sulla terra dove incontra un’affascinante astrofisica. Il perfido Loky, fratellastro di Thor, trama frattanto alle spalle di quest’ultimo e cerca, durante il suo esilio, di usurpargli il trono.
Recensione: Thor o Thor in 3D? Questo è il dilemma! – per dirla in termini shakespeariani. E Shakespeare non viene certo citato a caso quando si parla Kenneth Branagh, visto che larga parte della carriera del talentuoso regista ed interprete britannico è dedicata a dirigere od interpretare tragedie, commedie o drammi shakespeariani, da “Enrico V”, a “Molto rumore per nulla” ad “Hamlet”, per citarne solo alcuni. Neanche il riferimento al 3D però, ahimè!, è casuale, dal momento che il film di cui si parla, ben lungi dalle sommità toccate dal poeta e drammaturgo inglese morto circa quattrocento anni fa, è un concentrato di effetti speciali (in salsa melodrammatica), che trova valido sostegno proprio nella tecnologia 3D. E che, occorre aggiungere, ha il solo merito di rievocare, in alcune peraltro suggestive inquadrature, le tavole del noto fumetto della Marvel che dà titolo al film e contenuto alla storia.
Così, se è vero che il dio del tuono fa roteare il Mjolnir, sfreccia col suo mitico martello e combatte come l’eroe del fumetto; è altrettanto vero che Thor di Kenneth Branagh è un film commerciale realizzato da un buon regista, ma non molto di più. Dimentichiamoci pure la Natalie Portman da oscar di Black Swan e disperiamo di trovarci di fronte ad un Anthony Hopkins dal sapore Ivoryano. I personaggi sono appiattiti su stereotipi adolescenziali e la loro caratterizzazione è, appunto, fumettistica: bene e male sono distinti con nettezza e non c’è spessore nella diegesi narrativa. La storia scorre velocemente (frenetica, nelle scene in cui la battaglia imperversa) e gli effetti speciali imperano: seppur ci sia della suspense, il film è del tutto privo di autentico pathos!
Il primo episodio della saga (perché il finale fa intuire che ce ne sarà un secondo e la scena montata dopo i titoli di coda ne dà la conferma) è dedicato alla maturazione spirituale del nostro eroe che, ignorando tutti gli insegnamenti del padre Odino, fa dell’arroganza uno stile di vita e della ricerca dello scontro fisico un imperativo categorico. Solo lo smarrimento dell’esilio, la perdita dei poteri e il dolore per la (presunta) morte del padre lo porteranno ad una dimensione più “umana”, conducendolo all’estremo sacrificio – per salvare vite umane (e non) – e facendolo così tornar degno del trono di Asgard (a proposito, mirabilmente ricostruita a sommesso parere di chi scrive).
Insomma, andare al cinema a vedere Thor vuol dire in estrema sintesi passare due ore circa di fronte ad un film che, seppure in modo ammirevole, si limita soltanto a rievocare fumetti che alcuni di noi hanno letto da ragazzi: troppo poco, francamente, per un film di Kenneth Branagh!
Gianfranco Raffaeli