Il rosso e il nero

SERIE A COMMENTO 35A GIORNATA 2010-2011 – Chiariamo subito, Stendhal non c’entra nulla.
Voliamo bassi, si parla di Milan.
Allora forse voliamo in alto, i rossoneri sono primi, hanno il campionato in pugno.
Vincono con goal di Flamini, non esattamente Messi, ma in fondo neanche un buon Gattuso.
Flamini: né carne né pesce.
Eppure il Milan vince.
A meno che Totti non si incaponisca a voler segnare ancora, dopo aver superato persino Baggio, sarà Roma la città in cui festeggiare lo scudetto. Magari con Berlusconi giunto da Palazzo Grazioli a sfornare l’ennesimo sorriso di circostanza….
Il campionato è pressoché chiuso, ma ci sono inusitati sprazzi di vitalità.
La noiosissima Fiorentina dei mesi scorsi sta lasciando spazio a un’ottima squadra.
Il lavoro di Mihajlovic sarebbe stato superbo se la Fiorentina avesse dovuto lottare per il titolo o qualcosa di simile.
Il presente purtroppo non propone traguardi tanto esaltanti e adesso i viola sembrano un pugile alzatosi a conteggio finito che cerca con grinta di rincorrere l’avversario che l’ha steso.
Tuttavia è da apprezzare il 5-2 all’Udinese, una squadra che ha dato tutto.
Non ha dato niente, mai durante l’anno, la Juve.
Né ai tifosi, né ai semplici appassionati.
Anche nel monday night si conferma squadra inguardabile e, per lunghi tratti, imbarazzante.
Vince su diagonale deviato di Pepe. Direi che possa bastare.
In coda soffre il Lecce che esce affranto dal Bentegodi e si danna l’ottimo Brescia andato a Marassi credendo davvero tanto nella salvezza.
Caracciolo gioca bene ed è l’ennesima dimostrazione di quanto sia “misterioso” questo calciatore.
Sembra inespresso, una sorta di botto di Capodanno difettoso.
Segna due grandi goal ai rimasugli della Samp, soprattutto il secondo di testa è altamente spettacolare.
Non capita spesso di vedere un airone prendere l’ascensore.
Scrivo di martedì sera, dopo aver avuto notizia del passaggio in finale di Champions del Barca.
Mourinho è un grande allenatore, non può però fare miracoli. Non basta cercare di distruggere il gioco avversario, occorre costruire qualcosa di alternativo, di credibile.
Occorre battere “l’altro” sul campo.
Non in conferenza stampa, non con mugugni, mossette, sbuffi, accuse velate e non, mimiche facciali degne del peggior Pippo Franco.
Il portoghese non ha mai provato a far giocare il suo Real contro questo Barca.
Forse, da persona intelligente, ha capito che non si può osare l’impossibile, quando l’impossibile è vero, non presunto.
Il Barcellona è la squadra più forte che io abbia mai visto, è composto da una generazione di fenomeni spagnoli che ha estasiato tutti negli ultimi tre anni ( un Europeo, un Mondiale in bacheca e tanta classe).
Può altresì contare su straordinari giocatori stranieri, basti pensare a Dani Alves, al monumentale Abidal, tornato per uno spezzone di match contro il Real in un mese e mezzo, dopo essere stato operato al fegato per un tumore.
Il Barcellona è tutto questo e poi c’è Messi e non mi va di aggiungere altro.
Anzi no, quella maglia numero 10 del Barcellona sarà la più bella immagine del calcio che quelli della mia generazione tenteranno di raccontare ai nipotini per farli innamorare, anche tra quaranta o cinquanta anni, di uno sport basato su dei calci ad un pallone.

Antonio Soriero

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