Una squadra di Buffon

SERIA A 2010-2011 COMMENTO 36A GIORNATA – Onore al Milan che quest’anno ha davvero meritato di vincere lo scudetto.
Avere Ibrahimovic in squadra paga, lo sanno bene Ajax, Juve, Inter e anche il Barcellona.
Il contributo dello svedese fino a febbraio è stato determinante.
Il ritorno contro il Tottenham, ennesimo esame europeo per il gigante di Malmoe, si è risolto nella consueta bocciatura. Fa vincere gli scudetti, ma in Europa parlano Lionel e Wayne, Zlatan no.
Però il Milan è anche molto altro, soprattutto in un campionato di livello medio come il nostro.
Quando hai a disposizione Seedorf, Pato rinfrancato dal nuovo amore a cinque stelle e due assi folli come Robinho e Cassano, il più è fatto.
Serve poi un pò di continuità e la capacità di difendere con attenzione.
E su quest’ultimo punto c’è da riflettere.
Il Milan ha vinto lo scudetto per i colpi di Zlatan, ma soprattutto per la mostruosa qualità nel reparto arretrato di Nesta e Thiago Silva, attualmente il miglior difensore al mondo.
Dietro i rossoneri una truppa di gente appagata, l’Inter, o confusa, il Napoli.
I nerazzurri, in particolare, per essere ancora competitivi dovranno rinnovare parecchio una rosa ormai bollita, a partire da alcuni protagonisti del fantastico “triplete” dello scorso anno. Milito, Maicon e forse addirittura Zanetti hanno ormai dato tutto alla causa nerazzurra.
Il Napoli deve ancora crescere, ha sbagliato tutte le partite decisive, ma qualora Mazzarri andasse via, la situazione si complicherebbe moltissimo. Il processo di crescita ulteriore non può che passare da Mazzarri.
Ancor più indietro si segnala lo straordinario campionato dell’Udinese, la squadra più “bella” della serie A.
Spero per il nostro calcio che Sanchez non si faccia attrarre dalle c.d. sirene inglesi o spagnole. Questo ragazzo fa bene al football, contro la Lazio gioca malconcio, eppure dispensa spettacolo insieme a nonno Di Natale, fenomenale tra le mura domestiche.
Permettetemi una parantesi conclusiva su una squadra che disonora di domenica in domenica la sua maglia, andando in vantaggio e facendosi rimontare da Cesena, Catania e Chievo.
Esclusa come manifestamente risibile la sindrome della “C” (intesa come iniziale dell’avversario) ed escluso anche il fattore “C” ( inesistente a Torino), esaminiamo la pochezza della Juventus.
Undici sbandati in campo, a partire dall’osannatissimo “Numero 1 al mondo”, come ama ormai definirsi da solo Buffon, passando per il difensore più sopravvalutato di tutti i tempi, al secolo Giorgio Chiellini, e arrivando a un centrocampo da esasperazione, che vede come punta di diamante Simone Pepe.
L’unico reparto dignitoso è l’attacco, guidato dall’eterno Del Piero e da Matri, attaccante affidabile e preciso.
Non mi va di scomodare in questa sede Baggio o Zidane, l’Empireo del calcio, ma mi basta ricordare Di Livio, Torricelli e Ravanelli.
Torricelli lavorò per anni come magazziniere in una fabbrica di mobili prima di arrivare con grinta al grandissimo calcio, prima insomma di essere il migliore in campo nella finale di Champions League del 1996.
Chiellini, Grygera e Motta dovrebbero fare il percorso inverso.
La serie A ne beneficerebbe tantissimo, credetemi.

Antonio Soriero

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