Fratelli di Lecce

Le lacrime di Angelo Palombo per la retrocessione della Samp restituiscono umanità al calcio.
I cori d’amore dei tifosi blucerchiati, stretti insieme dietro le sciarpe, sono roba da far impallidire la KOP del Liverpool.
Insomma il messaggio più bello, come spesso accade anche nella vita, arriva nel momento più brutto.
La Samp è un punto di riferimento per la Serie A.
L’anno prossimo non avremo quella bellissima maglia, Marassi solo in blu e l’infuocatissimo derby della Lanterna.
Più che il Palermo ieri, sono stati proprio i “cugini” rossoblu a condannare in settimana scorsa la Samp.
Quel goal di Boselli (no, non l’ex leader dei socialisti) è stata l’unghiata fatale del Grifone agli uomini di Cavasin.
Certo, dopo le partenze di Pazzini e Cassano, la Samp era un’altra squadra, non tra le peggiori tre della classe comunque.
Ieri è stata punita subito da Miccoli, che ha vissuto il match con anima, occhi e orecchie al suo derby, quel Bari-Lecce decisivo per la permanenza dei salentini in A.
Il Lecce ha messo l’anima in campo e, grazie a un goal e mezzo di Jeda, è rimasto nella massima serie con una giornata d’anticipo.
De Canio ha compiuto un miracolo.
Eccezion fatta proprio per il Bari, a mio giudizio il Lecce ha il peggior organico della Serie A. Solo Di Michele, Giacomazzi, forse Munari e Chevanton sono davvero degni di questi palcoscenici. Il resto è un gruppo di ottimi faticatori, perfetti per una grintosa serie B.
De Canio è riuscito a mescolare le carte e a tirare fuori una squadra coriacea, capace di battere la Juve in casa (impresa non impossibile negli ultimi anni), ma anche Parma e Lazio fuori.
Complimenti davvero a un allenatore dai toni pacati, ma dalla grande sostanza.
Il Napoli arriva in Champions, la partita con l’Inter è un “biscottone” degno dei migliori taralli delle sagre paesane. Del resto a entrambe le squadre un punticino andava benissimo.
Adesso: rimarranno Mazzarri, Cavani e Lavezzi? E soprattutto chi arriverà?
Già a luglio potremo capire se De Laurentis punta davvero a superare la fase a gironi della Champions oppure no.
Il Milan festeggia lo scudetto con Boateng in versione “moonwalker”. Invece dalla luna sembra essere sbarcata, per un’altra domenica, la Juve.
Una squadra rinunciataria che non tiene più a niente. Il muro dell’umiliazione è già stato abbattuto, adesso siamo al patetico.
Non so in realtà se siano più grottesche le dichiarazioni rilasciate da Del Neri nel suo italiano starnazzato o la calma piatta di Chiellini.
So che chiamare Juve questa squadra è davvero troppo.

Antonio Soriero

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