Indro Montanelli è rimasto nel cuore di tanti. Sono trascorsi 10 anni dalla sua morte avvenuta a Milano il 22 luglio 2001 (era nato il 22 aprile 1909 a Fucecchio) e ricordo con tristezza lo spazio bianco più incisivo di tante parole sulla prima pagina del Corriere della Sera il giorno successivo. Ero un assiduo frequentatore della sua “Stanza” e Indro mi consentì con una delle sue dotte e brillanti risposte di arricchire la mia tesi di laurea in giurisprudenza su un tema che nonostante fosse caratterizzato da aspetti tecnici richiamava questioni storiche della nostra legislazione. Si tratta del c.d. “gigantismo nei delitti contro l’economia pubblica” e la risposta di Montanelli puntuale e apparsa in tutta evidenza nella pagina servì anche al grande giornalista per trattare delle ipocrisie e delle astuzie di matrice liberale che spesso durante il ventennio, attenuarono il carattere autoritario e antidemocratico del fascismo. Subito dopo la morte, sul Corriere della Sera furono pubblicate diverse lettere di commiato spedite a “La stanza di Montanelli” che a 10 anni dalla scomparsa si trovano negli archivi web del giornale di Via Solferino. Una è la mia (link): titolo “I veri padroni”. In essa mi chiedevo quale degli aforismi di Montanelli che dopo la morte sarebbero stati raccolti, sarebbe piaciuto di più al grande giornalista. La mia ipotesi che resta ancora la stessa è che gli sarebbe piaciuto il seguente: «Il lettore è il mio padrone che mi tiene al riparo da tanti altri padroni».
Fabio Guarna
ps il titolo del presente post è riportato nell’immagine con i caratteri della lettera 22, tanto cara ad Indro