Benvenuti all’inverno

La Juve è campione d’inverno. Un titolo che non conta nulla, ma che per la Vecchia Signora vuol dire tantissimo. Dopo anni passati a prendere il numero di targa dell’Inter o del Milan, la Juve è lì, issata al primo posto da un Conte non meno straordinario di Pirlo. Intendiamoci, Totò non gioca più a centrocampo, però l’incursione nella corsa scudetto ricorda moltissimo i suoi inserimenti letali nel cuore dell’area.
Conte è nel cuore del campionato, nel cuore dei tifosi bianconeri e chissà, pian piano, forse anche in quello di Agnelli. Il mister salentino ha completato il giro di boa in testa alla classifica ( e gennaio è un mese piuttosto freddo per le regate, anche perché a Torino non c’è il mare). 41 punti sono tanti, sarebbero stati di più se la Juve avesse avuto meno paura di crescere, soprattutto contro certe “piccole” (Bologna e Cagliari, ad esempio).
Le cosiddette grandi sono state invece tutte rimpicciolite dai bianconeri, il Milan è stato addirittura imbarazzato dalla foga agonistica dei ragazzi di Conte.
Potrà mai vincere lo scudetto con Bonucci, Pepe e Matri? Tutto è possibile sotto questo cielo.
A un’incollatura segue il Milan, molto più forte della Juve, però sorprendentemente dietro. Il Milan è riassumibile in 10 giocatori più o meno abili che spendono energie, coraggio e tecnica per affidare il pallone al mostro sacro che governa l’attacco rossonero da due stagioni. Ibrahimovic a Novara è stato per lunghi tratti immarcabile, incontenibile, Tesser avrebbe voluto disporre di reti e frusta per provare a domare il leone scandinavo. Quando Ibrahimovic sente di essere Ibrahimovic, libera il cervello dai complessi e gioca a pallone, non c’è difensore al mondo che possa contenerlo.
A -6 dalla Juve, dietro un’Udinese non più sorprendete, c’è la sorprendente Inter di Ranieri. Gasperini non è “il barone” Liedholm, ma non tutte le colpe erano sue. Ranieri è riuscito a rimotivare calciatori quasi al capolinea: vedere Lucio dannarsi per essere stato beffato da Rocchi, alla luce di quanto vinto dal brasiliano, è una straordinaria immagine del valore continuo del calcio. Un moto perpetuo che impedisce ai campioni di razza di adagiarsi sugli allori, li invita sempre a una nuova sfida, all’ultima. E una nuova sfida è anche quella che Ranieri lancia a se stesso, ai suoi detrattori e alla serie A. L’Inter c’è, in tutta la sua forza atletica e mentale, e ci sarà sino alla fine.
Il campionato finalmente diventa bello, dopo anni di stucchevoli monologhi. Era forse il caso che tornasse la Juve, un patrimonio della serie A….Proprio come Totti. “Er pupone” non si muove, non è interessato a sfinirsi per la squadra, si apposta da gran fuoriclasse nelle zone in cui transita il gioco. Se poi gli arriva la palla giusta da calciare, difficilmente sbaglia. Il “collo pieno” di Totti è un calcio perfetto, pulito, da copertina. Al pallone fa quasi piacere essere preso a calci in quel modo.
Mentre su una sponda del Tevere si sorride di gioia per il decollo del Progetto, dall’altra parte i musi si fanno sempre più lunghi. La Lazio frizzante di inizio stagione non trova continuità e a Milano la punizione subita è pesantissima. Federica Sciarelli verrà nominata presto consulente dei biancocelesti per cercare di ritrovare Cissé, uno dei principali acquisti degli aquilotti, naufragato tra un tatuaggio e l’altro negli abissi della mediocrità.
Molto meno appariscente del francese è quel giovanotto di Napoli che con la maglia dell’Udinese segna goal da urlo, incantando “il Friuli” e mezza Europa. Attenzione però, questo è un campione vero, anche se si chiama semplicemente Antonio.

Antonio Soriero