Ogni STRAMAledetta domenica – Serie A commento

SERIE A COMMENTO – Ogni maledetta domenica di quest’anno, l’Inter è scesa in campo avendo paura del proprio blasone, del triplete, dei trascorsi nobili e dell’ombra di un portoghese.
I giocatori temevano di non riuscire a tenere fede ai ricordi, di smarrirsi nel tempo e ritrovarsi magari a perdere sul campo di Novara.
Ogni maledetta domenica Antonio Conte schiera la Juve nella consapevolezza di dover essere più forte di Calciopoli, delle recenti tristezze, della storia sfregiata. Scende sul terreno di gioco, insieme ai suoi ragazzi, cosciente della feroce volontà dell’avversario di spezzare la catena dei cosiddetti “risultati utili”, cercando di infliggere ai bianconeri la prima sconfitta in campionato.
Ogni maledetta domenica Andrea Stramaccioni vedeva giocare la prima squadra dell’Inter e non si capacitava del perché Lucio sembrasse Portanova e Forlan un novello Lanzafame.
Così, una volta ottenuta, per grazia e per disperazione, la fiducia di Moratti, Stramaccioni ha cercato di riversare un po’ dello sconfinato entusiasmo dei suoi 36 anni nell’undici interista. Ne è uscita fuori una partita da Xbox 360, ma il risultato finale ha premiato i nerazzurri.
La domenica interista, ringiovanitasi improvvisamente, è diventata STRAMAledetta.
Ogni maledetta domenica Vidal massacra di fatica sé e i suoi compagni per esprimere il reale significato di una maglia indossata con disonore da Grygera, Motta, Poulsen, Molinaro nel corso di stagioni passate a farsi battere in casa dal Catania e dal Bologna.
Vidal, in questa maledetta domenica, decide di giocare da fenomeno, demolendo da solo l’intero centrocampo del Napoli, costringendo Mazzarri a sostituire Hamsik (non proprio un Cauet qualsiasi, per dirla come Ziliani) e infilando un goal da asso sudamericano. Un goal come quelli che fa Neymar, mulinando le gambe fino al parossismo, con Campagnaro che non sa più a che santo votarsi, e conclusione a fil di palo.
Ogni maledetta domenica Fabio Quagliarella scende in campo alla ricerca del proprio passato, alla ricerca di quel giocatore che un terribile infortunio ha provato a cancellare. Ogni domenica Fabio Quagliarella, di Castellammare di Stabia, si chiede perché i napoletani debbano odiarlo ancora così ferocemente, per la sola colpa, “grave e inestinguibile”, di aver scelto la Juve. Non il Paternò o il Tricase, con tutto il rispetto, ma la Juve. Ogni maledetta domenica Quagliarella cerca di guadagnare quel centimetro in più che lo porterà alla gloria, quel mezzo passo che gli consentirà di scoccare il tiro giusto per andare a rete. Ieri ha trovato quel centimetro sul prato dello Juventus Stadium, grazie allo splendido assist di Del Piero, che lo ha servito con un pallone da calciare senza troppi pensieri: stoccata secca, forte, sul primo palo. Un goal alla Quagliarella. Una reazione da gentleman. Fabio non esulta, perché continua ad amare Napoli e il Napoli, nonostante il tifo partenopeo.
Ogni maledetta domenica vedo questo tipo di calcio e continuo a emozionarmi, malgrado Masiello, Doni e Gervasoni.

Antonio Soriero