SOVERATO – Un ampio servizio dedicato ad Antonino Calabretta è stato pubblicato oggi 9 novembre su “il Quotidiano della Calabria” in occasione del centenario della nascita del compianto Sindaco. Il pezzo a firma di Fabio Guarna che ha un incipit per così dire “moderno”, ovvero richiama la consuetudine di Google di celebrare con un Doodle un evento come è ad esempio il compleanno di un grande personaggio. Fabio ha immaginato che se ci fosse stato un “Google locale”, probabilmente il 9 novembre 2012 ci saremmo trovati un Doodle con l’immagine di Soverato che fa da cornice ad Antonino Calabretta. Fabio Guarna ha utilizzato diverse fonti per attingere notizie sulla vita di Calabretta fra le quali un piccolo libro che è stato diffuso in occasione dell’intitolazione dell’Istituto Tecnico Commerciale della Città proprio ad Antonino Calabretta, durante la quale si registrarono diversi interventi fra i quali anche quello di Vincenzo Guarna che era stato Professore e Preside dello stesso Istituto di cui conserviamo un video sulle pagine di questo sito (clicca qui per vederlo). Per ricordare Calabretta vi riportiamo il capitolo dedicato al compianto Sindaco pubblicato e diffuso nel 2005 in occasione dell’intitolazione dall’Istituto Tecnico Commerciale cittadino, guidato all’epoca da Nicola Limardo. ANTONINO CALABRETTA – Nasce a Soverato il 9 novembre 1912 da Erminia Terreri e Giovanni. Nel 1927 interrompe gli studi a Firenze e inizia a lavorare sostituendo il padre, che per una grave malattia era stato costretto a lasciare l’attività lavorativa. Dirige gli Uffici Postali di Soverato, di Latina, di Oristano e di Lamezia Terme, ricoprendo importanti cariche nel sindacato postelegrafonici. Nel 1947 sposa Maddalena Paolillo da cui avrà cinque figli. Nell’immediato dopoguerra fonda il Partito Popolare e poi la Democrazia Cristiana di Soverato, seguendo, a livello nazionale, la linea politica di Giorgio La Pira, indimenticato sindaco di Firenze e di Giovanni Marcora, ministro dell’agricoltura. A livello regionale, Vito Galati. Seguirà negli anni successivi la corrente di Base di Giovanni Galloni e a livello regionale Rosario Chiriano. Nel 1956 viene eletto per la prima volta Sindaco di Soverato. Sarà rieletto ancora nel 1960 e nel 1964. Capolista della DC nella tornata del 1967, vince le elezioni comunali conseguendo la maggioranza assoluta dei seggi, ma in Consiglio Comunale si forma una maggioranza composta da tutti i partiti presenti, compresi due consiglieri eletti nella DC, che elegge una giunta milazziana. Nel 1968 si presenta, nelle file della DC, alle elezioni politiche conseguendo oltre 21.000 preferenze. Nel 1970 si ripresenta a capo di una lista civica, “la Campana”, per il rinnovo del Consiglio Comunale, ed è eletto sindaco. E’ rieletto sindaco anche nel 1974. E’ eletto sindaco per l’ultima volta, e per un solo anno, nel 1984, in quella circostanza è particolarmente felice di vivere l’accoglienza, insieme a tutti i sindaci della Regione, di S.S Giovanni Paolo II, in visita in Calabria. Ha ricoperto numerose volte l’incarico di Presidente degli ex-allievi di don Bosco di Soverato e anche quella di Presidente Regionale. Cessa di vivere il 5 aprile 1992. Fu protagonista della crescita e dello sviluppo di Soverato. Si pensi che il piccolo borgo del 1956 contava poco più di tremila abitanti e che già nel 1980 gli abitanti superarono la soglia dei diecimila. A testimonianza di questo e del lavoro svolto in questo senso da Antonino Calabretta esiste una vasta collezione di fotografie d’epoca dell’attento osservatore e amante di Soverato, Antonio Fiorita. L’azione di gran lunga più importante, per gli effetti che produsse nel tempo, fu l’ approvazione, già nel 1964, dello strumento urbanistico generale e del piano per l’edilizia economica e popolare, uno dei primi in Italia. Quel piano, infatti, comportò l’esproprio di circa trenta ettari, quando il nucleo urbano era costituito da soli quindici ettari. Fu così possibile programmare la realizzazione di numerose opere, che avrebbero connotato Soverato come il più importante centro del comprensorio ed uno dei più importanti dell’intera Regione. Decisiva fu, senza alcun dubbio, la scelta di puntare sulla dotazione delle scuole medie superiori a servizio di tutto il comprensorio che gravita su Soverato. Ancora oggi è difficile rintracciare, in Italia, un centro di soli 10.000 abitanti che sia sede di Liceo Scientifico, di Istituto Tecnico per Geometri, di Istituto Tecnico per Ragionieri, di Istituto Professionale Alberghiero oltre che di importanti scuole private.Particolare importanza ha rivestito anche la realizzazione del lungomare, che, all’epoca della progettazione, fu giudicato da alcuni una utopia, da altri come un inutile esercizio di megalomania. Sua la determinata -alcuni dicono ostinata- e spesso isolata decisione di realizzare e mantenere il verde pubblico a corredo della passeggiata a mare. Altrettanto importante la decisione di acquistare – era il 1958 – un suolo in località Panoramica, della estensione di sei ettari, che oggi è uno dei più bei giardini botanici della Regione.L’ ospedale, la sede municipale, la scuola media, le scuole elementari, le più importanti strade e piazze (piazza Maria Ausiliatrice, piazza Nettuno, via Amirante, via Kennedy, via Aldo Moro, via Trento e Trieste ecc…) oltre che le reti idriche, fognarie e ed elettriche ed uno dei primi impianti di depurazione della Regione, nei primissimi anni sessanta, furono concepiti e realizzati sotto la sua guida.Ancora oggi si ricordano con rimpianto le manifestazioni culturali, di spettacolo e sportive organizzate dalle Amministrazioni da lui presiedute: i premi letterari, che videro la partecipazione di personaggi come Leonardo Sciascia, Carlo Bo, Gino Montesanto, Alfonso Gatto, Mari Pomilio, Enzo Forcella…..; il premio giornalistico “Soverato”; la partecipazione al congresso di urbanistica di Torino con la presentazione del piano regolatore; il concorso nazionale per la progettazione del villaggio turistico e la mostra dei progetti al Circolo della stampa di Roma; il primo campo giovanile della Fraternità Europea tenuto nell’estate del 1959; l’esibizione delle bande musicali della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Marina Militare; le manifestazioni del Carro di Tespi Lirico, la trasmissione radiofonica nazionale “il buttafuori”, le gare internazionali di motonautica e i concorsi ippici nazionali, manifestazioni di paracadutismo. Una particolare valenza ha assunto la pubblicazione di uno studio pilota sulla progettazione comprensoriale. Il volume, dal titolo “Il Comprensorio di Soverato” -curato da un giovane ingegnere, Marcello Fabbri, che poi diventerà professore universitario e poi direttore di “Controspazio” una delle più prestigiose riviste di architettura ed urbanistica- indicò una metodologia, che dagli addetti ai lavori è giudicata ancora oggi come il modello ideale di programmazione territoriale. Il volume è in dotazione presso le biblioteche di tutti gli Atenei d’Italia. Ne è testimonianza il lavoro di ricerca del Dott. Mercurio Marceca dal quale si evince, ove mai ce ne fosse bisogno, il desiderio del Commendatore Antonino Calabretta, allora Sindaco di Soverato di mettere in risalto il tessuto economico-sociale non solo del soveratese ma anche dei 28 Comuni della fascia jonica e delle Serre. L’iniziativa trova conforto anche nel desiderio di un amministratore lungimirante di trovare elementi validi di programmazione e pianificazione delle risorse umane e non solo che caratterizzavano il territorio oggetto di studio per interpretare al meglio i problemi, i bisogni e le esigenze della popolazione. Giorgio Cigliana , allora Direttore Generale dell’Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sperimentale (ISES), nella presentazione del libro scriveva tra l’altro: “Questo studio è il frutto dell’incontro tra un Istituto di
tenaci propositi e un Sindaco dotato di non comune spirito di iniziativa e larghezza di idee…. L’allora ministro dei Lavori Pubblici, on. Pieraccini, nel discorso con il quale concluse a Roma, l’8 febbraio 1964, la Conferenza Nazionale per l’attuazione della legge 167, volle riassumere con queste parole l’impressione che pochi giorni addietro aveva ricevuto dal lavoro allora in corso nel Comprensorio di Soverato: “…. A Soverato, su un meraviglioso tratto di costa, ma anche nel profondo della miseria del nostro Mezzogiorno, là mi è parso che si incontrassero le vie del dolore e le vie della speranza, perché questi giovani tecnici li ho incontrati ad elaborare i piani della “167”, dello sviluppo urbanistico del comune, del piano comprensoriale, discutendo con gli abitanti del luogo, con le donne, con gli uomini, entrando nelle case, discutendo con tutti su che cosa si dovesse fare per il loro destino, per vedere come si potevano coordinare, pianificare e stabilire le scelte di tempo, le scelte territoriali, le scelte di insediamenti, le scelte di sviluppo economico, in un discorso appunto che era diventato là, nel confine del dolore, il discorso della speranza; perché era diventato il discorso della democrazia, il discorso diretto delle forze vive della Nazione, dei tecnici, degli amministratori, degli economisti, dei sociologi, con il popolo stesso””. Tanti i sogni e i progetti, che, pur concepiti, non riuscì a realizzare: il centro per il benessere, talasso-terapico e termale, il porto, il mercato generale ortofrutticolo, il villaggio turistico, il Motel Agip, l’istituzione di una sede universitaria, progetti che ancora oggi attendono la realizzazione… Andava particolarmente orgoglioso – era il 1974- di essere riuscito a far conferire a Soverato il titolo di città dal Presidente della Repubblica. Numerosi gli articoli di giornali e riviste che si occuparono di lui. Negli ultimi anni cinquanta la rivista “Prospettive meridionali” pubblicò un lunghissimo reportage dalla Calabria, scritto da Gino Montesanto, di cui si riporta qui di seguito uno stralcio. “………………Un tipo di calabrese che appartiene poco al cliché che è solito farsi chi non conosce questa terra: non è né basso né bruno, anzi, altissimo come uno svevo e biondo come un normanno. Ha l’argento vivo addosso e quando non è a Soverato è a Roma in qualche ministero, oppure si è spinto sino in Isvizzera, in Germania per invogliare discendenti dei celtici, dei sassoni ovattati, infreddoliti dalle dense nebbie, al sole del sud, al Mediterraneo mitico. Un uomo giovane e senza pace, solito a rientrare a casa tardi la sera perché c’è sempre qualche telefonata interurbana che non arriva, oppure nella riunione di Giunta non è stato ancora discusso l’ultimo argomento all’ordine del giorno. La sua casa è di fronte al Municipio, dall’altra parte della strada, sicché egli può intendersi anche a gesti con la moglie che ha già messo a letto i quattro figli e vorrebbe lei stessa andare a riposare. La sua forza è la costanza, perché di certo, se questa qualità gli venisse meno, tutta la sua intelligenza, la sua intraprendenza, la sua capacità di intuire le situazioni, non gli servirebbero a nulla. A Roma sono ormai parecchi quelli che lo conoscono e quando, porto dall’usciere, giunge il suo biglietto al loro tavolo di lavoro, poco ci manca che si mettano le mani nei capelli. Sanno che non possono evitarlo, che non è facile procrastinare con le sue pratiche perché egli tornerà presto alla carica con caparbietà e la testardaggine di un montanaro. Ma se la Calabria avesse qualche dozzina di uomini del suo stampo, è facile pensare che parecchi problemi della regione potrebbero avere più rapido scioglimento….”.