Elezioni 2013: l’analisi del voto di William Ranieri

ELEZIONI 2013 – È sgradevole e stucchevole l’appiattimento di commentatori e trasmissioni di approfondimento sull’aspetto numerico di queste elezioni politiche, piuttosto che riflettere su quello sociologico. A questi illustri pensatori, invece di drammatizzare sulla governabilità o meno del paese e ipotizzare disastrose conseguenze economiche e finanziarie per il paese – i mercati, ad oggi, hanno reagito bene -, non sorge il dubbio che i risultati delle elezioni 2013 possano invece significare che finalmente in Italia, oltre a coloro che votano di pancia, ai tifosi, ci sono anche gli Italiani che si ribellano, gli indignados che si indignano e protestano non però con la violenza, ma con l’intelligenza e la presa di coscienza? I risultati di queste elezioni sono la chiara e positiva dimostrazione che nella società forze autenticamente democratiche, non più soggiogate da contrapposte ideologie, vanno sempre più affermandosi. E bisogna credere in questo processo di cambiamento che deve essere visto e presentato come foriero di miglioramenti e non come causa di incertezza. La lettura positiva di questo risultato elettorale potrebbe far riflettere anche gli astensionisti – e sono tanti! – a capire che la sovranità si esercita con l’azione e non con l’abdicazione; la rinuncia aiuta lo status quo. La stessa forza politica di maggioranza, alla quale va riconosciuto un comportamento dignitoso di fronte a risultati non secondo le aspettative, farebbe bene, nell’assumere l’impegno di governare il paese, a cogliere il messaggio elettorale rivolgendo a se stessa l’invito di assunzione di responsabilità che non domanda intese già sperimentate, ma accettazione compatibile di proposte ben suffragate dalla spontaneità popolare, senza lasciarsi influenzare da pensatori che sono meno liberi di tanta scelta di voto, nè immaginare tatticismi in Parlamento a detrimento della chiarezza e irriguardosi dell’intelligenza dei cittadini.
Analizzare, com’è giusto che sia, il risultato di queste elezioni non come fenomeno di instabilità, ma come forte richiamo alle forze politiche è il miglior servizio per dare dignità e significato al voto cogliendone i messaggi che non si possono eludere e che possono essere sintetizzati in tre punti:

  • che i cittadini italiani vengono prima della Merkel e dell’Europa così com’è;
  • che i cittadini possono mandare in parlamento un candidato, allo stesso modo possono mandare a casa un parlamentare che non merita fiducia;
  • che l’ampio consenso che si ottiene in una tornata elettorale deve essere fidelizzato con l’impegno per il benessere collettivo e con la ferma coerenza, confortata dalla base, se no si fa la fine di certi miti che poi si sono rivelati falsi miti.