Una interessante iniziativa si è tenuta nei giorni scorsi a Soverato per volontà del GlaucoBeachClub che è ben riuscita non soltanto per le qualificate presenze e le preziose riflessioni che sono emerse, ma anche per la risonanza mediatica che ha prodotto nell’ambiente dell’archeologia e dell’archeologia subacquea in particolare.
Infatti – se è vero come è vero – che nelle acque della cittadina jonica giacciono delle macine cilindriche di grandi dimensioni in roccia sedimentaria, risalenti ad un’epoca da stabilire ma comunque lontanissima nei secoli (periodo ellenico, insediamento romano)) si potrebbe dire che gli archeologi studiando la Calabria non potrebbero disinteressarsi di Soverato, tanto che una delle tappe fra i siti archeologici calabresi dovrebbe essere proprio la cittadina jonica. Per fare il punto della situazione – come dicevamo – e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche per capire quali scenari di ricerca si potrebbero prospettare per il futuro, il GlaucoBeachClub di Soverato la cui sede è proprio davanti le acque dove si nascondono le vestigia subacquee di San Nicola, ha promosso un incontro al quale hanno partecipato autorevoli nomi legati al settore dell’archelogia in Italia, fra i quali Stefano Mariottini, dell’Associazione Kodros noto anche come il sub scopritore nel 1972 dei Bronzi di Riace, Rosario Santanastaso, geologo e referente nazionale di Mare Nostrum-Archeoclub Italia, Paolo Caputo, comitato scientifico di Mare Nostrum, Mariateresa Jannelli, dirigente sovrintendenza beni archeologici della Calabria. Vero è che, sebbene l’iniziativa fosse ispirata dal carattere divulgativo, l’interrogativo sul cosa fare per valorizzare l’area è stato il leit motiv di molti interventi. A cominciare da Biagio Mauro Sciarra, Comandante dell’Ufficiale Circondariale Marittimo di Soverato che ha ben illustrato gli aspetti giuridici finalizzati alla tutela del patrimonio che si presentano come il riferimento per ogni attività che si intende svolgere, sia nel senso di ricerca che nella direzione della conservazione e valorizzazione dell’area. Prima di entrare nel vivo dell’argomento, il Dott. Caputo e il Dott. Santanastaso si sono soffermati più in generale sulle modificazioni e variazioni della costa in siti archeologici, puntando l’attenzione su quelli della Campania e quali azioni sono state intraprese per la fruizione e valorizzazione degli stessi. Quindi Teresa Jannelli pur affermando che non esiste – al momento – un progetto di valorizzazione dell’area, ha confermato che essa suscita interesse evidenziando l’importanza di sensibilizzare anche i non addetti ai lavori con attività di divulgazione. Una serie di perplessità sono state avanzate dai relatori sulle tecniche per arrivare ad una data certa relativa all’epoca del sito. Sito che peraltro dovrebbe far parte di una più ampia area che toccherebbe Soverato Vecchio, la Necropoli sicula di San Nicola e le Cave. Durante l’incontro è stato ricordato che diverso tempo prima da quando l’area è stata sottoposta a vincolo di tutela (anno 2012) si erano già avute delle interessanti conferme della presenza di un sito archeologico. (Per quanto riguarda i ritrovamenti sommersi ne parliamo nell’intervista a margine). Durante le tante immersioni effettuate dai sub locali sono stati rinvenuti diversi manufatti di provenienza della cave consistenti in almeno una decina di mole, una presunta bitta romana, un architrave in pietra, diverse ancore litiche rinvenute da Angela Maida del gruppo Paolo Orsi ed altro ancora. Ed ora dopo l’arrivo di una comunicazione protocollata il 02 gennaio del 2012 in cui si rendeva noto che era stato stabilito che l’area era sottoposta a vincolo di tutela, aspettiamo che la cronaca diventi storia.