“Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado” – di Francesco Barbieri

Ricordiamo il giornalista Mario Francese, ucciso il 26 gennaio 1979, con un pezzo di Francesco Barbieri che ha scelto e aggiungiamo “azzeccato” il titolo, ovvero il tipico saluto che usava Farnese.

“Uomini del colorado, vi saluto e me ne vado” –
in ricordo di Mario Francese

di Francesco Barbieri

Se ne andò davvero Mario Francese, giornalista del Giornale di Sicilia, con dei trascorsi all’Ansa e al quotidiano “La Sicilia”, uomo onesto e padre di quattro figli, ucciso con 6 colpi di pistola la sera del 26 gennaio 1979, davanti la sua abitazione a Palermo.
Motivo dell’omicidio? Faceva i nomi dei mafiosi, uno in particolare: Totò Riina, la bestia, il capo dei corleonesi.
Ma non solo, ovviamente; da cronista giudiziario quale era si occupò, tra le tante cose, della strage di Ciaculli e dell’omicidio del Colonnello Russo.
Ieri sera una nota emittente televisiva ha proiettato un lavoro proprio sulla vita di Mario Francese, raccontando anche del triste suicidio del figlio Giuseppe, anch’esso giornalista presso il Giornale di Sicilia, logorato nell’anima dal dolore derivante dalla morte del padre. Proprio questo lavoro di ricostruzione avrebbe messo in cattiva luce, secondo l’opinione degli stessi, il giornale di Sicilia, tanto da richiederne la censura – Immagini, quelle di ieri sera, lesive per l’immagine e l’onore della società siciliana, scrivono in una lettera indirizzata ai produttori della fiction –
Ma è realmente così?
Censura che però è vietata dall’art. 21 della costituzione, a tutela della manifestazione libera del pensiero con ogni mezzo di diffusione.
manifestazione libera: così operava Mario Francese, svincolato da qualsiasi influenza esterna, portatore di una limpida sete di verità, deciso a portare avanti il suo lavoro e a non farsi fermare da nessuno; purtroppo i processi, più che le vicende storiche, ci raccontano come a fermarlo siano stati i mafiosi, gli stessi che la Corte d’Appello ha condannato a 30 anni di reclusione.
Aldilà delle rivendicazioni dei titolari del giornale, colpiti forse solo dalla verità, quella risultante dalle inchieste giudiziarie, è doveroso ricordare a mente aperta quest’uomo di spessore, esempio non solo per tutti coloro che di questa professione vogliono farne un lavoro serio e appagante, soprattutto a livello morale e spirituale, ma anche per i semplici cittadini; la storia di Francese è infatti, ancora oggi, uno stimolo alla riflessione per tutti: la verità ha un prezzo.
Questo prezzo lo stabiliamo noi comuni cittadini, lavoratori, studenti, nel momento in cui scegliamo da che parte stare: bene o male, onestà o disonestà, buona fede o mala fede; quando decidiamo che vivere a braccetto con la mafia – e con la mafia intendiamo non solo i metodi mafiosi ma anche il semplice nonché elementare NON rispetto delle regole – è molto più facile che abbracciare, invece, la lealtà, il rispetto, il buon senso, valori che ormai, anche se acclamati e sulla bocca di tutti, sono difficili da riscontrare nella nostra società.
In ricordo del vero giornalismo d’inchiesta.

Francesco Barbieri