Sono in cantina, il mio sguardo si posa su un oggetto che sembra quasi fuori dal tempo: il mio computer portatile Olivetti M10. In quell’istante, un’ondata di ricordi mi assale, trasportandomi indietro nel tempo, a quei giorni da adolescente in cui il mondo della tecnologia si aprì ad un giovane incuriosito da quello che era un capolavoro di ingegneria informatica per quei tempi. Leggero, portatile, con una tastiera “qzerty” e uno schermo LCD monocromatico, l’M10 non era solo un computer, era il simbolo di un’era che stava cambiando, una connessione con il futuro. Impegnandomi nell’apprendimento autonomo, scoprii il mio forte interesse per il GW-BASIC, il linguaggio in dotazione all’M10 che era una variante, meglio forse un dialetto, del linguaggio di programmazione BASIC. Ero un autodidatta, non avevo insegnanti, solo la mia curiosità e la Libreria di Software della Fabbri Editori che acquistavo periodicamente in edicola. Era più di una pubblicazione; era il mio mentore, che mi accompagnava attraverso i misteri della programmazione. Il manuale d’istruzione dell’Olivetti M10 era la mia guida. Studiandolo insieme alla pubblicazione appena citata , non solo imparai a usare il computer, ma anche a costruire tanti programmi col suo linguaggio. Questi ricordi, così vividi mentre osservo il mio fedele Olivetti M10 in cantina, sono più di semplici flashback. Sono il promemoria di un viaggio iniziato con un semplice computer portatile, che ha aperto la strada alla mia irrefrenabile curiosità per l’innovazione e la tecnologia. Oggi, in un’era dominata dall’intelligenza artificiale e dall’innovazione digitale, guardo indietro a quei giorni con un misto di nostalgia e ammirazione. L’Olivetti M10, con il suo GW-BASIC e le mie notti trascorse a leggere, analizzare, studiare i “listati” della “Libreria di Software”, non era solo un passatempo; era l’origine di una curiosità che continua a espandersi, una passione per la tecnologia che mi spinge a esplorare oggi le nuove frontiere dell’IA, sempre con lo stesso entusiasmo di quel ragazzo in cantina con il suo primo computer.
Fabio Guarna