Idi di Marzo

Oggi è il 15 marzo, ma preferisco dire le Idi di Marzo, che offrono l’occasione per farmi battere sulla tastiera qualcosa di diverso (e più impegnativo) dalle cronache sportive a cui mi sto dedicando ed in particolare per non lasciare come ultima notizia che ho scritto l’evento di Champions League (sigh!). Una data che mi riporta, in questi tempi moderni, a riflettere su Giulio Cesare, una figura che ha affascinato la mia immaginazione fin dalla scuola elementare (così un tempo si chiamava la scuola primaria). Questa data, segnata dalla tragedia del suo assassinio, genera in me un misto di nostalgia e riflessione storica. Forse è stata quella famosa frase in latino, “Tu quoque, Brute, fili mi?” – pronunciata nel momento del tradimento – ad ancorare Cesare così saldamente nella mia memoria. Da bambino, trasportato indietro nel tempo, mi sentivo come uno dei suoi seguaci, ammirando il suo genio militare. Divenuto adolescente, compresi al Liceo Classico anche quanto fosse un grande scrittore ed ancora un grande leader che sapeva guardare oltre le semplici conquiste territoriali. La sua visione mirava all’unificazione e alla coesione sociale, ponendo il benessere dei meno privilegiati al centro della sua azione. Questa inclinazione a proteggere i più deboli, cercando un equilibrio tra potere e giustizia, mi ha sempre affascinato, rendendolo a mio avviso uno dei personaggi storici più complessi e avvincenti. Un esempio dell’impegno di Cesare a difendere i deboli fu la sua riforma agraria, con cui tentò di ridistribuire le terre ai veterani e ai cittadini meno abbienti. Questo fu la prova, insieme ad altre, non solo del suo tentativo di opporsi alle disuguaglianze sociali, ma anche del coraggio nel contrastare l’aristocrazia per il bene comune. Scrivere di Cesare in occasione delle Idi di Marzo è un modo per rendere omaggio a un uomo che, pur facendo parte dell’aristocrazia, si oppose all’oligarchia e cercò di agire nell’interesse del popolo. Il suo assassinio, orchestrato da coloro che avrebbero dovuto sostenerlo, segnò la fine tragica di un leader straordinario che ancora oggi lascia piccoli e grandi insegnamenti: il sospiro finale di Cesare, “Tu quoque, Brute, fili mi?”, trasmette una lezione silenziosa: nelle ombre della grandezza e dei successi, spesso si nascondono le insidie più impensate.

Fabio Guarna