Due ruote, ricordi lontani e un cielo stellato

Non fa meraviglia che l’estate sia la stagione più adatta per usare le due ruote. E allora, se la tentazione di fare un giro in bici si concretizza, cedo anche a quella di dedicarle un pezzo. La bici non è solo un mezzo di trasporto, ma un simbolo di indipendenza. Che sia per andare al lavoro, evitare il traffico o trovare parcheggio facilmente, ogni pedalata ci fa risparmiare tempo e denaro. E poi, chi non ricorda le prime pedalate da bambino? Quelle prime volte con le rotelle, poi con una sola e infine da soli, su due ruote. Ricordo perfettamente dove ho imparato a pedalare da solo: il cortile della ragioneria di Soverato, oggi Istituto Tecnico Economico che fa parte dell’IIS “Guarasci-Calabretta”. Mio padre, che era il preside, mi portava spesso lì con la mia bici a rotelle. Sbrigava qualcosa in ufficio e, dopo, sotto il suo stretto controllo, mi faceva fare qualche giretto nel cortile che costeggiava l’edificio, cortile che in parte era asfaltato, in parte sabbioso. Pedalavo in quel rettangolo con la gioia di scoprire un mondo nuovo a ogni giro di pedale. La bicicletta, per me, non era solo un mezzo di trasporto, ma un simbolo di crescita. Ogni pedalata era un passo verso l’indipendenza. Ricordo l’emozione delle prime volte senza rotelle, il senso di equilibrio finalmente trovato dopo tanti tentativi. Ogni pedalata mi faceva sentire più grande. Crescendo, la bicicletta è stata una compagna fedele. Le lunghe passeggiate in bici durante le estati della mia adolescenza erano veri momenti di riflessione e libertà: pedalavo, pensavo e sognavo. A quel tempo seguivo il ciclismo con passione e tifavo per Saronni più che per Moser. Ammiravo con incanto Bernard Hinault, e con un bel gruppo di amici ci lanciavamo in lunghe pedalate con le nostre bici da corsa, attraversando i paesi della nostra zona: da Serra a Satriano, fino a Catanzaro Lido, Botricello, Guardavalle e altri ancora. All’università, a Bologna, la bici era il mio mezzo preferito per muovermi in città. Pedalavo lungo Via Zamboni, fermandomi davanti a Palazzo Malvezzi, sede della facoltà di Giurisprudenza. Dopo le lezioni, parcheggiavo la bici in Piazza Verdi o davanti alla biblioteca giuridica Antonio Cicu e mi tuffavo nel trambusto del centro. La bicicletta è stata e continua a essere, per me come per molti, un simbolo della mia vita. Dalle prime insicurezze alle grandi conquiste, dalle discese ardite (come cantava qualcuno) alle risalite, rappresenta il viaggio della vita stessa. Un viaggio fatto di esperienze, di apprendimento continuo e di una libertà che solo chi ha provato a pedalare su due ruote può veramente comprendere. E mentre questa sera di San Lorenzo si avvicina al suo culmine, ripenso alle pedalate di oggi e a quelle della mia infanzia. Le stelle cadenti, che presto illumineranno il cielo, mi riportano a quei primi giri in bici, quando ogni desiderio sembrava possibile e ogni pedalata una piccola conquista verso la libertà.

Fabio Guarna