Sentieri di luci e ombre: un viaggio nel cimitero di Satriano

di Fabio Guarna

SATRIANO – Al calare della sera, il viaggio nel cimitero di Satriano si trasforma in un cammino unico e pieno di sfumature. All’imbrunire, la luce si ritrae lentamente, e le ombre si allungano sulle lapidi, sui loculi e sulle edicole funerarie, come se volessero trattenere qualcosa di sospeso tra il mondo visibile e quello nascosto. È in questo momento, quando i contorni si fanno incerti, il chiarore si riduce e la debole luce dei lumini si comincia a distinguere di più, diventando testimone silenziosa di una diversa condizione dell’essere, che si percepisce una sottile comunicazione tra due realtà, due volti dello stesso mistero. Percorrendo i sentieri centrali che dividono le varie aree, si ha la sensazione di trovarsi al centro di una trama invisibile, una mappa in cui le storie di coloro che riposano, allineate lungo le vie simmetriche, si intrecciano. Chi si trova a camminare tra le tombe in quei momenti avverte che le luci, fragili e tremolanti, rivelano storie mai completamente scomparse, memorie che non si dissolvono. In questo intreccio di luci ogni piccolo bagliore sembra mormorare qualcosa. Il passo rallenta, e tra le ombre cupe e vaganti si avverte la sensazione di un tempo che sospende il suo corso. Le luci, disperse e silenti, si trasformano così in un linguaggio misterioso, una presenza che si avverte nell’aria e accompagna ogni passo, come un respiro che sfiora e avvolge chi attraversa quei viali lasciando una traccia che va oltre la percezione più immediata. In quell’istante tra luce e buio, sembra che coloro che visitano e coloro che riposano in eterno stabiliscano un dialogo senza voce. E mentre tra le ombre si avverte un sussurro: “oggi nulla è veramente mio”, la sirena dei cancelli risuona nella quiete, annunciando che è l’ora di chiusura e l’ingresso principale sta per chiudersi. In quell’attimo, l’incanto si spezza. La notte abbraccia il cimitero. Eppure, quella danza di luci e ombre, quel riflesso di un sussurro, resta con chi si allontana, come un mormorio segreto che ricorda come, alla fine, il vero dialogo tra chi rimane e chi è passato oltre si svolga nel silenzio delle cose non dette, al confine impercettibile tra luce e oscurità.

Fabio Guarna