È da poco iniziato, all’interno dei progetti della scuola che mi è stata assegnata da dirigere, segnatamente l’ IIS “E. Ferrari” di Chiaravalle C.le (Cz), un corso di scacchi che si tiene in orario extracurriculare rivolto agli studenti, che sta riscuotendo successo in termini di partecipazione e interesse. L’iniziativa, essendo appassionato di scacchi, dopo avere giocato in gioventù con un discreto impegno a livello dilettantistico, ha prodotto l’effetto di farmi tornare sulla scacchiera, affrontando, su un social di scacchi online, alcuni avversari assegnati a caso dall’amministratore di sistema. In questi giorni gioco contro giocatori provenienti dalla Cina, dall’Albania, dagli Stati Uniti, dalla Finlandia, etc.. Ho conseguito qualche vittoria e incassato qualche sconfitta. Il livello degli avversari non è alto, come del resto, dopo tanto tempo, neanche il mio, decisamente peggiorato rispetto ai miei anni verdi. Il mio “ritorno” (sottolineo le virgolette) agli scacchi ha sortito l’effetto di farmi dedicare l’ultima parte della giornata a essi. Ecco perché, a conciliare il sonno in questi giorni, non sono stati la TV o qualche lettura, ma la scacchiera, quella del tablet o dello smartphone. Non dovrebbe far meraviglia, quindi, che, una volta scivolato nel mondo di Morfeo, mi sia capitato di fare un sogno. Provo a descriverlo perché è stato così curioso che mi dispiacerebbe dimenticarlo. Come è noto, dei sogni si perde traccia ben presto e, anche se resta qualcosa, col tempo si dimenticano. Quanto scrivo è dunque una forma di appunto per non dimenticare, che condivido. Nel sogno mi sembra di vivere un’esperienza simile a Gregor Samsa, il personaggio immaginario protagonista del racconto “La metamorfosi” di Franz Kafka. In questo caso non mi trasformo in un insetto, ma in un pezzo della scacchiera. Provo a raccontare la mia visione onirica pur comprendendo la necessità di dovere usare una prosa che renda il più chiaro possibile il racconto, soprattutto per descrivere le emozioni “vissute”. Non è facile, e mi scuso sin d’ora se non dovessi riuscirci, ma ci provo … Il sogno comincia così. Non so come mi trovo in questa condizione, ma sono una torre. Rigida, salda ma sorprendentemente versatile. Sono su una scacchiera durante una fase di gioco insieme ad altri pezzi. La mia base poggia fermamente su una casella nera, ma non ho autonomia di movimento. Ogni mio spostamento dipende da una forza invisibile, quella di un giocatore deciso, aggressivo, brillante, risoluto. Non mi dispiace: avverto la determinazione di chi mi guida e la condivido. La partita è intensa. Altri pezzi si muovono intorno a me: cavalli che saltano formando un percorso simile a una L, pedoni che avanzano come soldati, alfieri che tagliano le diagonali con precisione. Io resto fermo, una roccaforte che aspetta il momento giusto per entrare nel vivo della battaglia. E quell’istante arriva. La forza invisibile mi spinge avanti, in un’area pericolosa, al centro del fronte nemico. Mi sposto con vigore, equilibrio e compostezza. Mi trovo davanti la regina bianca: splendente e pericolosa. Mi rendo conto del piano: sono stato sistemato nel punto giusto per attirarla, per costringerla a catturarmi. Il mio sacrificio aprirà la strada a una mossa decisiva. Il terrore mi avvolge come un vento glaciale, al pensiero di svanire nel nulla, di dissolvermi senza lasciare traccia. Ma, allo stesso tempo, avverto un’intensa gioia nel vedere il mio ruolo in un disegno perfetto: questa mossa è geniale. Il mio sacrificio non è inutile, ma un atto necessario, il tassello di un mosaico perfetto.
La regina si avvicina, si avvicina sempre di più. Provo la tristezza di non poter ammirare quello che sarà dopo la mia cattura. Quando la regina mi cattura, tutto accade in un attimo: il mio corpo si frantuma, la mia essenza evapora. Ma, prima che svanisca del tutto, vedo la combinazione vincente realizzarsi. L’alfiere nero scatta nella breccia che ho aperto, mettendo il re avversario sotto scacco. La vittoria è vicina: in poche mosse subirà lo scacco matto e io ne sono stato il cardine. Mi sveglio di colpo, nel buio della notte. Cerco di orientarmi. È stato solo un sogno, mi ripeto. Riprendo lentamente il sonno, ma la sensazione di essere una torre, parte di un piano brillante, spettacolare e vincente non mi abbandona.
Fabio Guarna