Addio, Spassky

Boris Spassky (foto wikipedia)

Oggi il mondo degli scacchi porge il suo ultimo saluto a Boris Spassky (foto wikipedia), un campione che ha lasciato un segno profondo nella storia del gioco. Non fu soltanto il decimo campione del mondo, né si distinse unicamente per le otto medaglie d’oro olimpiche conquistate: Spassky fu un artista della scacchiera, capace di fondere con naturalezza solidità posizionale e geniali intuizioni tattiche, un perfetto equilibrio tra strategia e attacco. Il suo nome resterà per sempre legato alla leggendaria sfida del 1972 contro Bobby Fischer, l’incontro che portò gli scacchi sotto i riflettori del mondo intero come mai era accaduto prima. Sull’ANSA si legge: “È scomparsa una grande personalità. Generazioni di giocatori di scacchi hanno studiato e stanno studiando le sue partite e il suo lavoro. Questa è una grande perdita per il Paese”, ha affermato Andrei Filatov, presidente della Federazione scacchistica russa, citato dalla TASS. Parole che trovano eco in chiunque abbia osservato, analizzato e ammirato il suo gioco. Mi ci metto anch’io, perché, ripensando a certe mie partite, talvolta ritrovo in esse un’impronta posizionale che mi richiama proprio a Spassky — si parva licet componere magnis. Fermo restando che, a voler proprio cercare un senso al mio stile, esso sarebbe più accostabile a quello di Tal, per la propensione ai sacrifici e alle combinazioni improvvise, resta comunque la realtà che il mio gioco rimane quello di un dilettante, fatto di intuizioni momentanee più che di reale genialità. In ogni modo per rendere omaggio a Spassky, riporto una mia partita giocata in modalità lampo (10 minuti a testa), con il nero. Qui non ho cercato subito il caos tattico, ma ho costruito la posizione, consolidando il centro e migliorando i pezzi prima di affondare il colpo decisivo.
Il mio avversario ha provato a resistere, ma quando l’attacco si è scatenato la difesa non ha retto e la partita si è conclusa con un elegante matto. Se avessi più tempo da dedicare agli scacchi, se non fossi un dilettante immerso quasi esclusivamente nel gioco rapido, chissà: forse il mio stile potrebbe maturare proprio in quella direzione. Spassky era un raffinato costruttore di posizioni, un giocatore capace di attendere con pazienza il momento giusto per sferrare attacchi devastanti. Un equilibrio perfetto tra logica strategica e improvvisi lampi di genio tattico. Forse, con costanza, potrei avvicinarmi a quel modello. Forse. Ma la costanza non è mai stata il mio forte. Magari smetterò per un po’, magari tornerò a giocare tra mesi o anni, come spesso accade. Oggi, però, non è tempo di domande sul futuro scacchistico. Voglio solo rendere omaggio a un campione che ha reso gli scacchi più grandi.
f.g. …
bianco vs fabio guarna (nero)

  1. d4 d5 2. e3 c5 3. c3 Cc6 4. Ab5 Ad7 5. Cfd2 e6 6. f4 Cf6 7. Cgf3 Ad6 8. O-O O-O 9. Ce5 Cxe5 10. fxe5 Axb5 11. exd6 Axf1 12. Cxf1 Dxd6 13. Ad2 cxd4 14. cxd4 Tfc8 15. Cg3 Tfe8 16. Ch5 Cxh5 17. Dxh5 e5 18. Tf1 g6 19. Df3 exd4 20. dxe5 Dxe5 21. Ac3 Dxe3+ 22. Rh1 Dxf3 23. Txf3 d4 24. Axd4 Te1+ 25. Ag1 Tcc1 26. h3 Tgxg1+ 27. Rh2 Th1+ 28. Rg3 Tc2 29. Tb3 Tcg1 30. Txb7 Txg2+ 31. Rf3 Th2 32. Rg3 Tcg2+ 33. Rh4 g5+ 34. Rh5 Txh3# 0-1