Sotto il vento e sopra la storia: l’Inter è in semifinale di champions

Milano – In certe partite, quando la tensione è alta e si comincia a stare col fiato sospeso fin dal primo minuto, si avverte la sensazione che tutto possa mutare per un dettaglio: un pallone che attraversa l’area con una traiettoria tagliente, un piede che sbuca all’improvviso, un attimo in cui ogni cosa pare sul punto di prendere una direzione o un’altra. È in queste circostanze che il calcio assume le sembianze di un castello fatto con carte da gioco: ogni carta regge l’altra, ma basta un soffio e tutto crolla. Forse è stato il vento che ha soffiato per tutta la sera a suggerire questa immagine, ma Inter-Bayern è sembrata proprio così: un equilibrio fragile, costruito con precisione, talento e concentrazione, dove ogni scambio, ogni contrasto, ogni scelta aveva il potere di far tremare, fino addirittura a poter far crollare l’intera struttura. Quanto alla cronaca del match, finisce 2-2 il ritorno dei quarti di Champions League dei nerazzurri contro il Bayern. All’andata, in quella serata di Monaco che già aveva lasciato intravedere qualcosa di più di una semplice speranza, i nerazzurri si erano imposti 2-1. E nella sera di mercoledì 16 aprile, con la stessa attenzione di chi ha imparato a non trascurare niente, a cui faceva da cornice la consapevolezza di chi sa che nulla si ottiene in anticipo, hanno completato il disegno, scegliendo di non alzare la voce, ma di farsi sentire con chiarezza: cuore, testa, gambe, e quel sottile agire che distingue le squadre buone da quelle che fanno la storia. È stata una partita vera, sincera, aperta, rischiosa, vissuta al cardiopalma. Il Bayern ha colpito per primo, passando in vantaggio al 52° con Kane. Al 58° Lautaro ha rimesso le cose in pari, come chi sa cogliere l’attimo, e poi, pochi minuti dopo, è toccato a Pavard far vibrare San Siro, che è esploso in un boato lungo e denso. Al 76°, Dier ha riequilibrato il punteggio, spalancando di nuovo la porta all’incertezza. Da quel momento in avanti, ogni azione ha assunto il peso specifico di qualcosa che può rivoluzionare tutto improvvisamente. L’Inter non ha tremato. Ha saputo abbassarsi quanto necessario, stringere le linee, ordinare i pensieri e gestire la stanchezza, quella vera, quella che logora in silenzio. Ha saputo soffrire, sì, ma con dignità e misura, senza mai smarrire se stessa. Perché quello che ha difeso, fino all’ultimo secondo, non era solo un risultato, ma un’identità: quella di una squadra che ha imparato, passo dopo passo, a stare dentro le partite, a leggerle, a viverle senza ansie, con maturità, con la classe di chi ha qualcosa da dire e ha scelto di farlo nei momenti che contano. La semifinale è realtà.

Fabio Guarna