Pensieri

Favole di Fedro

Favole di Fedro - Libro III - Fabularum Phaedri - liber tertiusLa vecchia all'anfora Traduzione liberaTESTO LATINOAnus iacere vidit epotam amphoram, Adhuc Falerna faece ex testa nobili Odorem quae iucundum late spargeret. Hunc postquam totis avida traxit naribus: "O suavis anima. quale te dicam bonum Antehac fuisse, tales cum sint reliquiae?" Hoc quo pertineat, dicet qui me noverit.TRADUZIONE LIBERA IN ITALIANOUna donna anziana vide giacere un'anfora il cui contenuto era stato bevuto, che ancora trasmetteva da lontano dalla nobile terra cotta l'odore piacevole dei residui di Vin di Falerno. Dopo che aspirò con tutte le narici l'odore: “ O che piacevole diffusione! Qual bene dirò io essere stato prima d'ora in te, poiché i residui son tali?” Chi mi avrà conosciuto, dirà a quale scopo ciò miri.

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Tacito – agricola – 1 – traduzione libera

TACITO AGRICOLA – 1 -TESTO LATINO(1) Clarorum virorum facta moresque posteris tradere, antiquitus usitatum, ne nostris quidem temporibus quamquam incuriosa suorum aetas omisit, quotiens magna aliqua ac nobilis virtus vicit ac supergressa est vitium parvis magnisque civitatibus commune, ignorantiam recti et invidiam. (2) Sed apud priores, ut agere digna memoratu pronum magisque in aperto erat, ita celeberrimus quisque ingenio ad prodendam virtutis memoriam sine gratia aut ambitione bonae tantum conscientiae pretio ducebatur. (3) Ac plerique suam ipsi vitam narrare fiduciam potius morum quam adrogantiam arbitrati sunt, nec id Rutilio et Scauro citra fidem aut obtrectationi fuit: adeo virtutes iisdem temporibus optime aestimantur, quibus facillime gignuntur. (4) At nunc narraturo mihi vitam defuncti hominis venia opus fuit, quam non petissem incusaturus: tam saeva et infesta virtutibus tempora.TRADUZIONE LIBERA IN ITALIANOL'antica abitudine di tramandare ai posteri i valori e le gesta dei grandi uomini, nonostante i contemporanei dedichino poca attenzione a quelli viventi, si mantiene valida anche per il presente ogni volta che una espressione di virtù grande, anzi nobile riesce a eliminare un vizio comune alle piccole come alle grandi società: l'ignoranza del giusto valore e l'invidia. Ciò nonostante per gli antichi era più semplice e facile compiere imprese leggendarie e d'altra parte i più capaci erano spinti a celebrarne il ricordo non per partito preso o ambizione, ma sole per dovere di coscienza. Piuttosto molti pensarono che narrare la propria vita fosse un segno di fiducia nei propri meriti più che un gesto di superbia, e l'averlo fatto non privò di credibilità Rutilio o generò disapprovazione: tanto credito ha la virtù nei tempi in cui si manifesta nella maniera più spontanea. Oggi invece, nel momento in cui mi appresto a narrare la vita di un defunto, devo chiedere quella comprensione che non domanderei se mi ergessi ad accusatore: tanto duri e ostili sono i tempi a ogni a ogni forma di virtù.

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Traduzione dal Latino di Ab Urbe condita – liber I – Livio

LIVIO AB URBE CONDITA LIBER I TRADUZIONE LIBERATESTO LATINOIam primum omnium satis constat Troia capta in ceteros saevitum esse Troianos: duobus, Aeneae Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis reddendaeque Helenae semper auctores fuerunt, omne ius belli Achivos abstinuisse; casibus deinde variis Antenorem cum multitudine Enetum, qui seditione ex Paphlagonia pulsi et sedes et ducem rege Pylaemene ad Troiam amisso quaerebant, venisse in intimum maris Hadriatici sinum, Euganeisque, qui inter mare Alpesque incolebant, pulsis, Enetos Troianosque eas tenuisse terras. Et in quem primum egressi sunt locum Troia vocatur, pagoque inde Troiano nomen est: gens universa Veneti appellati...Aeneam ab simili clade domo profugum, sed ad maiora rerum initia ducentibus fatis, primo in Macedoniam venisse, inde in Siciliam quaerentem sedes delatum, ab Sicilia classe ad Laurentem agrum tenuisse. Troia et huic loco nomen est. Ibi egressi Troiani, ut quibus ab inmenso prope errore nihil praeter arma et naves superesset, cum praedam ex agris agerent, Latinus rex Aboriginesque, qui tum ea tenebant loca, ad arcendam vim advenarum armati ex urbe atque agris concurrunt. Duplex inde fama est. Alii proelio victum Latinum pacem cum Aenea, deinde affinitatem iunxisse tradunt: alii, cum instructae acies constitissent, priusquam signa canerent processisse Latinum inter primores ducemque advenarum evocasse ad conloquium; percunctatum deinde qui mortales essent, unde aut quo casu profecti domo quidve quaerentes in agrum Laurentinum exissent, postquam audierit multitudinem Troianos esse, ducem Aeneam, filium Anchisae et Veneris, cremata patria domo profugos sedem condendaeque urbi locum quaerere, et nobilitatem admiratum gentis virique et animum vel bello vel paci paratum, dextra data fidem futurae amicitiae sanxisse. Inde foedus ictum inter duces, inter exercitus salutationem factam; Aeneam apud Latinum fuisse in hospitio; ibi Latinum apud penates deos domesticum publico adiunxisse foedus filia Aeneae in matrimonium data. Ea res utique Troianis spem adfirmat tandem stabili certaque sede finiendi erroris. Oppidum condunt; Aeneas ab nomine uxoris Lavinium appellat. Brevi stirpis quoque virilis ex novo matrimonio fuit, cui Ascanium parentes dixere nomen.TRADUZIONE ITALIANA LIBERAUn primo punto su cui si trovano quasi tutti d'accordo è il seguente. Dopo la caduta di Troia, i sopravvissuti troiani furono trattati duramente; gli Achei evitarono di applicare con rigore il diritto militare di guerra solo nei confronti di due di essi, Enea e Antenore, sia per l'antica legge dell'ospitalità, sia perché essi erano sempre stati sostenitori della pace e della restituzione di Elena. In seguito, per varie circostanze, Antenore e una moltitudine di Eneti, i quali, costretti ad abbandonare la Paflagonia a causa di una sommossa interna e poiché erano alla ricerca di un luogo dove insediarsi e di qualcuno che li guidasse dopo aver perso a Troia il loro capo Pilemene, giunsero nel golfo più profondo del mare Adriatico, mandarono via gli Euganei che abitavano tra mare e Alpi e, Troiani ed Eneti, si impossessarono di quelle terre. Il primo luogo dove sbarcarono decisero di chiamarlo Troia donde deriva il nome di Troiano per il villaggio: l'intero popolo assunse la denominazione di Veneti. Di Enea, invece, sappiamo che, profugo dalla patria a causa della stessa sciagura, ma destinato per volontà del fato a cose di ben altra portata, si portò in un primo momento in Macedonia, quindi si spinse verso la Sicilia alla ricerca di una sede definitiva e dalla Sicilia toccò terra con la flotta nel territorio di Laurento. Anche a questo posto viene dato il nome di Troia. I Troiani sbarcarono in quel punto. Trovandosi sprovvisti, dopo il loro lunghissimo peregrinare, di tutto tranne che di armi e di navi, si misero saccheggiare nelle campagne e per questo motivo il re Latino e gli Aborigeni che allora regnavano su quelle terre si precipitarono armati dalle città e dai campi per mandare indietro gli stranieri. Del fatto si conservano due racconti. Alcuni sostengono che Latino, vinto in battaglia, si rappacificò e strinse relazioni di parentela con Enea. Altri, invece, narrano che, una volta dispostisi gli eserciti in posizione di battaglia, prima che fosse dato il segnale di inizio, Latino avanzò tra i soldati delle prime file e invitò a un colloquio il comandante degli stranieri. Quindi si informò da dove venissero, chiese per quali ragioni fossero partiti dal loro paese e cosa stessero cercando nel territorio di Laurento. Apprese, dunque, che tutti quegli uomini erano Troiani, con a capo Enea figlio di Anchise e di Venere, profughi da una città arsa dalle fiamme e alla ricerca di una sede stabile per fondarvi la loro città. Quindi, pieno di ammirazione per la nobiltà d'animo di quel popolo e dell'uomo innanzi a lui e per la loro disposizione tanto alla guerra che alla pace, gli tese la mano destra e si impegnò per un'amicizia futura tra le due comunità. I due comandanti conclusero allora un trattato di alleanza, mentre i due eserciti si scambiarono un saluto. Enea fu ospite di Latino. Lì questi congiunse un patto privato a quello pubblico dando in moglie a Enea sua figlia. Tale intesa accrebbe  la speranza del popolo Troiano di vedere terminate definitivamente le loro interminabili peregrinazioni grazie a una sede fissa e definitiva. Fondano una città. Enea la chiama Lavinio dal nome della moglie. Dopo un po' di tempo, dal nuovo matrimonio nacque anche un figlio maschio al quale i genitori diedero il nome di Ascanio.

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Pensieri. La morte non è male

La morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desiderii. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.(Giacomo Leopardi)

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